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Pronto soccorso. Il 38% delle strutture non ha assistenza pediatrica d’emergenza. L’indagine di Simeup su 188 ospedali italiani

  • 11 Apr 2016 alle 09:40:33
Da un'indagine condotta da Società di Emergenza pediatrica su 188 ospedali italiani in cui è presente una Unità Operativa Complessa di Pediatria emergerebbe che non sempre l'ospedale è a misura di bambino. Il triage nel 78% dei casi anche per quel che riguarda i bambini è affidato al personale del pronto soccorso generale e il 38% delle strutture non ha nessuna assistenza pediatrica d'emergenza
11 MAR [Quotidianosanità.it] - Da un’indagine svolta dalla Società Italiana di Medicina di Emergenza e Urgenza Pediatrica (SIMEUP), attraverso il suo gruppo di studio Obi/Pronto soccorso, che ha condotto un’analisi su un campione di 188 ospedali italiani in cui è presente una Unità Operativa Complessa di Pediatria, emergerebbe che non sempre il soccorso è a misura di bambino. Il triage ad esempio, una delle fasi più delicate dell’assistenza d’emergenza, è molto spesso affidato anche per quanto riguarda i bambini al personale del pronto soccorso generale (78% dei casi) e non a quello pediatrico. Non solo. Oggi, rileva l’indagine della SIMEUP, poco più di 1/3 delle strutture ospedaliere esaminate può fornire assistenza semi-intensiva pediatrica e il 38% delle strutture non ha nessuna assistenza pediatrica d’emergenza perché sprovvista di una guardia pediatrica che svolge attività diretta od indiretta per il pronto soccorso. Attualmente solo il 54% del personale è stato preparato a svolgere un triage pediatrico. Lo scopo della ricerca condotta dalla SIMEUP è stato quello di verificare l’organizzazione dell’assistenza in emergenza-urgenza al paziente pediatrico in funzione dell'articolazione strutturale dell'ospedale nel quale è presente una UOC di Pediatria. Dai dati raccolti emerge, ad esempio, che l’assistenza in Pronto Soccorso ai codici gialli e rossi, rispettivamente nel 51% e nel 74% dei casi, avviene da parte un medico di urgenza del pronto soccorso generale e solo in seconda battuta, nel 66% e nel 52% dei casi, da parte di un pediatra. “Oggi ci sono troppi pochi medici di urgenza pediatri per affrontare il numero di codici gialli e rossi che si presentano in molte strutture. Allo stesso tempo, se guardiamo alle visite annue pediatriche nei pronto soccorso - afferma Riccardo Lubrano, Presidente Nazionale della SIMEUP -, deve essere osservato che oltre il 40% delle strutture effettua meno di 5000 visite annue pediatriche di emergenza. Questo dato onestamente ci impone una riflessione e forse una necessità di approfondimenti sul numero effettivo di visite che giustificano il mantenimento di una struttura di emergenza pediatrica per tutte le problematiche organizzative connesse alle specificità necessarie a fornire un’attività assistenziale di emergenza di qualità secondo standard effettivi di sicurezza e su come debba essere strutturata la rete dell’emergenza pediatrica”. L’indagine della SIMEUP ha messo in luce che la presenza di una guardia pediatrica che svolge attività diretta o indiretta per il pronto soccorso è presente: h 24 solo nel 59% delle strutture e h12 solo nel 3% dei casi. Il restante 38% delle strutture non ha nessuna assistenza pediatrica d’emergenza. Mentre all'interno dell’area dell’emergenza è presente una sala d’attesa pediatrica solo nel 22% delle strutture esaminate. Dopo la visita in pronto soccorso, il paziente viene accolto, se necessario, in un’Osservazione breve intensiva (Obi) pediatrica attiva nel 65% delle strutture, che nella maggior parte dei casi è localizzata specificatamente nel reparto pediatrico o in un area riservata del pronto soccorso generale. “Le Osservazioni brevi intensive - sottolinea Lubrano - spesso sorgono e lavorano grazie al senso di dovere dei pediatri perché risultano essere formalmente riconosciute dagli atti aziendali solo in circa 60% dei casi. Bisogna però anche osservare che in queste aree un'assistenza semi-intensiva è possibile attuarla solo in circa il 40% delle strutture". "La scarsa possibilità di poter fornire spesso un’assistenza semi-intensiva pediatrica - conclude il Presidente della SIMEUP - implica il trasferimento di molte patologie complesse, ma che potrebbero essere assistite in loco, in una struttura di livello superiore evitando tutte le difficoltà legate ad uno spostamento e ai costi correlati”. 11 marzo 2016 © Riproduzione riservata
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