Come Iscriversi Link Utili Login Registrati
  • L'ACP
    • Chi siamo
    • Come Iscriversi
    • Statuto
    • Il codice
    • L'Organigramma
    • Sezioni Regionali
    • Gruppi di lavoro
    • Bilancio trasparente
    • Affiliazioni
    • Protocolli d'intesa e collaborazioni
    • Richieste di Patrocinio
  • Editoria
    • Editoria
    • Quaderni ACP
    • Pagine Elettroniche di Qacp
    • Libri
    • Appunti di viaggio
  • Formazione
    • FAD ACP
    • Appuntamenti
    • A colpo d'occhio
    • Organizzazione eventi online
  • Stampa
    • Comunicati Stampa
    • ACP sulla Stampa
  • Per le Famiglie
    • Leggi sul sito
    • Seguici su FB
  • Offerte lavoro
  • Contattaci
  • L'ACP
    • Chi siamo
    • Come Iscriversi
    • Statuto
    • Il codice
    • L'Organigramma
    • Sezioni Regionali
    • Gruppi di lavoro
    • Bilancio trasparente
    • Affiliazioni
    • Protocolli d'intesa e collaborazioni
    • Richieste di Patrocinio
  • Editoria
    • Editoria
    • Quaderni ACP
    • Pagine Elettroniche di Qacp
    • Libri
    • Appunti di viaggio
  • Formazione
    • FAD ACP
    • Appuntamenti
    • A colpo d'occhio
    • Organizzazione eventi online
  • Stampa
    • Comunicati Stampa
    • ACP sulla Stampa
  • Per le Famiglie
    • Leggi sul sito
    • Seguici su FB
  • Offerte lavoro
  • Contattaci






Cergas Bocconi, rapporto Oasi 2015: sanità pubblica vittima dei tagli

  • 13 Gen 2016 alle 07:58:26
di Roberto Turno (da Il Sole24 Ore del 27.11.15) La fotografia della Sanità pubblica che viene dalla Bocconi è quella di una sorta di Giano bifronte, che da un lato risparmia e dall’altro ha pesanti carenze. Una lettura interessante, anche per i politici…  
1. Il Rapporto Oasi 2015 (executive summary) 2. Le 10 proposte del Cergas Bocconi Viviamo mediamente di più (82,9 anni) ma l'8% di noi rinuncia alle cure perché costano troppo. Spendiamo 33 miliardi di tasca nostra per la salute e dalla riabilitazione alle visite e agli accertamenti specialistici i costi “out of pocket” sono la maggioranza e solo le cure in ospedale sono quasi sempre gratis. Abbiamo ridotto del 40% asl e ospedali-azienda e dal 1990 tagliato ben 130mila posti letto, ma curarsi fuori dall'ospedale è quasi impossibile da Roma in giù. Da tre anni i bilanci e il conto economico sono addirittura in attivo, ma lo stato patrimoniale delle aziende sanitarie è un disastro con debiti miliardari nascosti a partire dalle regioni sotto piano di rientro che riguardano ormai quasi metà degli italiani. E gli investimenti restano una chimera. Parola della Bocconi: una cosa e il suo opposto, una specie di Giano bifronte, la sanità pubblica italiana. Con la palla al piede di un Sud che arranca e i suoi pazienti che pagano un doppio svantaggio di cure che mancano e di costi in più. E questo, nonostante gli sforzi di questi anni, i tagli a colpi d'accetta che continuano a lasciarci un sistema che è una grande incompiuta. Ecco il check più aggiornato della sanità pubblica italiana. Il quadro che esce dal «Rapporto Oasi 2015» curato dall'intero staff del Cergas Bocconi, che sarà presentato oggi a Milano, parla chiaro. Tra ombre che si stagliano nette, ma anche segni eloquenti di miglioramento. Che però non bastano mai, anzi. E un giudizio che emerge dal rapporto, di cui è responsabile scientifico il professor Francesco Longo: poiché il 35% del Fondo sanitario è esternalizzato con prestazioni acquistate dai privati, è più facile tagliare in sanità, colpendo proprio i trasferimenti alle “terze economie”, che toccare altrove nella spesa pubblica. Insomma, si colpiscono i privati e intanto si abbassa l'asticella delle prestazioni. Col risultato, però, che tra un colpo d'accetta e l'altro di margini per altri interventi per risparmiare non ce ne sono più così tanti. Certo, c'è ancora da razionalizzare e da colpire tra sprechi e inefficenze. Ma fino a un certo punto. Perché i segnali di riduzione dei servizi e delle prestazioni sono appunto forti e pesanti. Col management che intanto deve operare sul fronte e che non sempre ha armi e mezzi anche legislativi giusti per poter sempre incidere dove serve. Anche se poi, si fa rilevare, nell'opinione pubblica il «messaggio» della lotta alle inefficenze prevale «sul tema dell'equità». A conferma, scrivono gli autori del rapporto del Cergas Bocconi, «che le attuali policy stanno godendo di una narrativa politica favorevole ed efficace». Una «narrativa», appunto, non sempre la realtà dei fatti. Una realtà che racconta come la spesa sanitaria pubblica tra il 2009 e il 2014 ha registrato una crescita media annua dello 0,7%, ribaltando il +6% annuo del quinquennio precedente. Frutto dei tagli e dei mancati aumenti dopo l'esplosione della grande crisi. Da tre anni l'equilibrio di bilancio complessivo sta reggendo, c'è stata una «robusta» capacità di risposta alle misure messe in cantiere, con i manager diventati «esecutori materiali» sul campo delle manovre. Mai però a costo zero per gli italiani. Soprattutto nelle regioni sotto tutela, che hanno potuto mostrare conti apparentemente in rosa grazie alle super addizionali e ai ticket. Mentre è cresciuta la spesa dei cittadini. Con un livello di qualità e quantità dei servizi che non raramente «è stato intaccato». E con risultati patrimoniali che segnano rosso profondo, sempre al Sud, sempre dove i conti non tornano. A dispetto dei trend di salute, di aspettativa di vita, di crescita del sistema. Un ginepraio. Per uscire dal quale il Cergas Bocconi presenta una ricetta in dieci punti: tagliare i reparti che hanno poca attività, ridurre gli ospedali a partire dalla trasformazione di quelli piccoli, accorpare le aziende e ridisegnarne la geografia, dare una missione specifica a quello con budget che supera 1 mld di euro, ridefinire accesso ed erogazione dei servizi in base alla “tipologia” dei pazienti. Ma anche fare trasparenza nei criteri di accettazione dell'innovazione farmaceutica senza barriere regionali, spingere sull'Hta e sui sistemi informativi. Poi due jolly non facili: integrare meglio col Ssn quei 33 miliardi l'anno di spesa privata e attuare un mix di politiche per il personale per affrontare la mancanza di medici e il loro invecchiamento o il burn out che esplode. Magari, perché no, di riflesso per dare più opportunità ai giovani.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
  • Facebook
  • Twitter

Ultimi contenuti

Giocattoli: l’Europa introduce il passaporto digitale obbligatorio e vieta le sostanze tossiche. Plauso di ISDE e ACP: “Servono misure ambiziose”
17, Apr 2025
Kick-off Meeting: implementazione dei servizi sanitari e comunitari amiche dei bambini nella regione Calabria, Italia
10, Apr 2025
Baby Friendly Community & Health Services: il ruolo dei gruppi di padri e madri nella protezione, promozione e sostegno dell'allattamento al seno, della salute e del benessere
10, Apr 2025
CS: Giornata mondiale Salute, medici e pediatri lanciano una canzone inedita per coinvolgere tutti, educando con la musica, in favore della vita e del pianeta
07, Apr 2025
CS: Tossicità nei giocattoli, medici e pediatri chiedono regole stringenti
12, Feb 2025
Negoziazione europea sul Regolamento sicurezza giocattoli. Proteggere i bambini contro sostanze chimiche dannose
07, Feb 2025
CS. Violenze sessuali su minori: “Vanno esaminati i genitali. E basta nomignoli in famiglia”
28, Sep 2024
CS. Droghe: la paghetta di un bambino basta per una mini dose
26, Sep 2024
Associazione Culturale Pediatri
Via Montiferru 6
09070 Narbolia - (OR)
Menù
  • Chi siamo
  • Come Iscriversi
  • Editoria
  • Comunicati Stampa
  • Contattaci
  • Richieste di Patrocinio
  • Sezioni Regionali
  • Privacy
  • Annunci di lavoro
  • Quaderni ACP
  • Pagine Elettroniche
  • Libri
  • FAD ACP
ACP © 2025 - P.IVA: 00696410950