Introduzione
Zhao Mengyu, una bambina di origine cinese di quattro anni, arriva dalla pediatra con febbre, forte mal di gola e mal di testa. Piange in particolare per il dolore alla gola e la specialista, durante la visita, nota delle “placche” sulle tonsille molto arrossate. Chiede se ha altri sintomi, come la tosse, e se è già stato somministrato qualche farmaco; i genitori annuiscono sempre, senza verbalizzare una chiara risposta. La pediatra ora riflette se prescrivere o meno l’antibiotico, dato che i genitori, che non parlano bene l’italiano, dicono che “sembra” manifestare anche la tosse. Dopo aver ripetuto più volte la domanda riesce a capire che in realtà la bambina non ha nessun sintomo respiratorio, i genitori cinesi sembravano non voler contraddire la professionista.
Prescrive, quindi, dell’amoxicillina in sospensione. La pediatra è colpita dall’assenza di domande da parte dei genitori: non sembra solo una questione linguistica, ma è come se non ci fosse totale trasparenza nella comunicazione. Che sia paura? Disinteresse? Per sicurezza, scrive sulla ricetta tutto quanto serve per una corretta assunzione dell’antibiotico: dosaggio, numero di somministrazioni e quante confezioni saranno necessarie.