INQUINAMENTO E SALUTE DEI BAMBINI
- 27 Ott 2020 alle 15:11:15
Angela Biolchini, Maria Giuseppina De Gaspari, Aurelio Nova, Maria Letizia Rabbone
Pediatri per Un Mondo Possibile (PuMP)
INQUINAMENTO DI ACQUA E CIBO
Disponibili sul mercato vi sono circa centomila sostanze chimiche; per ottomila di queste è stata dimostrata una tossicità di diverso tipo per l’organismo umano, per 3.000 è stato individuato il valore limite per la tossicità nell’uomo; 200 sono le sostanze cancerogene o sospette tali. Solo una piccola parte di tutti questi composti chimici è stata testata per in organismi in fase di sviluppo. Molte di queste sostanze non sono biodegradabili e vengono definite inquinanti organici persistenti (POPs); possono in diversi modi disperdersi nell’ambiente concentrandosi e contaminando l’acqua e il terreno e, se volatili, disperdendosi anche nell’aria. Queste sostanze sono tenute sotto controllo dal 2006 dal REACH (Registration Evaluation Authorisation of Chemicals) ente regolatorio internazionale che monitora circa 30.000 sostanze chimiche diverse.
Le sorgenti di contaminazione dalle quali queste sostanze potenzialmente tossiche si disperdono nell’ambiente possono essere puntiformi, cioè ben definite in senso spaziale (discariche urbane, industriali e agricole; scarichi fognari) e non puntiformi, cioè diffuse e poco definite con ampie estensioni (deflussi urbani e agricoli non convogliati, depositi atmosferici). I contaminanti si raccolgono poi in vari serbatoi: da raccolte d’acqua (falde e acquedotti; fiumi, laghi e mari), dal suolo e dal terreno raggiungono i pesci e gli animali in genere, ma anche le diverse coltivazioni di frutta e verdura; tramite la catena alimentare infine possono raggiungere l’organismo umano nel quale è possibile il passaggio da madre a figlio attraverso la placenta e il latte materno, fatto assai rilevante per la possibile esposizione dei bambini fin dalla vita fetale. Nei singoli alimenti si possono trovare numerosi contaminanti (piombo, arsenico, mercurio, benzene, ploclorobifelini, pesticidi e diossine nell’acqua; pesticidi e diossine nel latte; Pesticidi e tutti i contaminanti dell’acqua in frutta e verdura, estrogeni e pesticidi nelle carni, nitroso composti nelle carni trattate, piombo, mercurio, diossine, policlorobifenili nel pesce).
Aabitualmente il pediatra consiglia ai genitori un’alimentazione sana ed equilibrata in funzione della prevenzione di dislipidemie, malattie cardiovascolari e diabete fin dai primi anni di vita. Una dieta ricca di fibre, vitamine, acidi grassi polinsaturi e povera di grassi animali e zuccheri raffinati; frutta, verdura, legumi e pesce è indispensabile per una corretta alimentazione e per la prevenzione di patologie croniche future. Proprio in quest’ottica è importante che le famiglie conoscano alcune regole per ridurre l’assunzione di contaminanti chimici nella dieta.
EFFETTI SULLA SALUTE
Ma quali sono in effetti i potenziali danni per la salute di questi contaminanti?
Nell’età evolutiva gli effetti sulla salute provocati dall’esposizione cronica a contaminanti chimici di acqua e alimenti possono manifestarsi con alterazioni a carico del sistema endocrino e del sistema nervoso centrale e con l’insorgenza di neoplasie.
La letteratura scientifica ci dimostra che almeno 800 delle sostanze chimiche conosciute sono interferenti endocrini cioè possano alterare la regolazione del sistema endocrino mimando la funzione di alcuni ormoni. L’organismo umano è più sensibile all’esposizione a queste sostanze durante lo sviluppo intrauterino, nei primi mesi di vita e nell’età dello sviluppo puberale. Gli effetti più importanti sulla salute dei bambini per l’esposizione a queste sostanze sono principalmente rappresentati da alterazione del rapporto maschi/femmine alla nascita , da alterazioni della crescita pre- e puberale e della maturazione sessuale), da patologie della tiroide con alterazioni del neurosviluppo (Circa 500 sostanze chimiche industriali producono effetti sul SNC sia nel periodo pre che post natale, spesso sono contenute in i oggetti di uso comune, dai vestiti ai mobili e ai giocattoli. I danni a carico del SNC possono derivare da esposizione diretta all’agente neurotossico in alcuni casi favorita dall’interazione con fattori ambientali e dalla suscettibilità genetica individuale. Più i danni da esposizione prenatale sono precoci più gli effetti sono permanenti e invalidanti. Possono inoltre rendersi evidenti dopo un periodo di latenza più o meno lungo dall’infanzia all’adolescenza. Sono segnalati danni neuropsichici e comportamentali: ritardo mentale con diminuzione del QI, ritardi motori, disturbi specifici dell’apprendimento, dell’attenzione, del linguaggio, dislessia, iperattività, ADHD, autismo. Le sostanze neurotossiche certe sono il piombo, il metilmercurio e i policlorobifenili; vi sono evidenze sempre maggiori per un’azione neurotossica per i pesticidi, l’arsenico, il cadmio, gli ftalati, i ritardanti di fiamma a base di polibromodifenileteri e i composti per fluorurati e del bisfenolo A. Dagli anni Settanta in Europa si è registrato un incremento statisticamente significativo dei casi di tumori dell’infanzia in correlazione con l’aumentata esposizione a sostanze chimiche (aumento dell’inquinamento atmosferico, emissione di diossine da parte di inceneritori e discariche, esposizione a pesticidi, nitrati nell’alimentazione materna, esposizione parentale a solventi e vernici). Il bambino è più suscettibile rispetto all’adulto alle sostanze carcinogene a causa della maggior capacità di assorbimento e la minore capacità di eliminazione dei contaminanti ambientali e per il maggior tempo di esposizione. L’esposizione diretta a contaminanti chimici nell’età evolutiva potrebbe essere causa, dopo una lunga fase di latenza, dell’insorgenza di neoplasie nell’età adulta. È difficile dimostrare la carcinogenicità di un singolo inquinante perché dall’esposizione allo svilupparsi della neoplasia i tempi di latenza posso essere lunghi, perché il metabolismo e quindi l’effetto carcinogeno varia da persona a persona sulla base di una variabilità genetica. È possibile una correlazione tra l’esposizione prenatale dei genitori a sostanze chimiche e lo sviluppo di neoplasie nei figli. L’esposizione può verificarsi in epoca preconcezionale (sperma, ovulo) e in utero. Nella maggior parte dei casi la popolazione non è al corrente del rischio. L’esposizione paterna è prevalentemente dovuta ai pesticidi (lavoratori agricoli, giardinieri) e al benzene (solventi, vernici: falegnami, imbianchini, calzolai, operai in industrie chimiche e meccaniche) e ai contaminanti dell’acqua e del cibo. L’esposizione paterna ai pesticidi è stata correlata a un aumento del rischio dia tumori del sistema nervoso centrale (neuroblastoma) dei figli, mentre l’esposizione a idrocarburi (materiale plastico) a un incremento del rischio di leucemia linfoblastica acuta nei figli. L’esposizione materna è legata all’attività professionale (mercurio, piombo pesticidi, benzene, nel caso di cuoche, parrucchiere, lavoranti agricole, operaie in industrie chimiche, PVC nel caso di infermiere di sala operatoria), all’attività domestica (detersivi e prodotti per la casa) e ai contaminanti di acqua e cibo. Si è osservato un incremento dei casi di leucemia linfoblastica acuta e tumori del tessuto connettivo.
Con la consapevolezza di questi possibili danni queste sono le indicazioni a cui dovrebbero attenersi scrupolosamente i bambini e le donne, soprattutto se in gravidanza e in allattamento:
- avere nella dieta la più ampia varietà di alimenti e di provenienza degli stessi;
- acquistare prodotti di stagione, preferibilmente locali;
- promuovere il consumo di prodotti da agricoltura biologica
- lavare accuratamente con acqua frutta e verdura per ridurre le tracce dei pesticidi;
- limitare il consumo di carni trattate (salumi, insaccati) o affumicate, fonte di nitrati;
- consumare pesce di varietà diverse, i contaminanti si trovano maggiormente nel pesce di grossa taglia (tonno e pescespada) e grasso (trota e carpa) soprattutto nella pelle e nelle parti grasse;
- ridurre il consumo di patatine fritte;
- usare le padelle antiaderenti solo se in buone condizioni: se danneggiate potrebbero contaminare maggiormente con il teflon i cibi durante la cottura;
- non utilizzare stoviglie antiaderenti come bistecchiere o per friggere: quando si arriva a temperature molto alte (superiori a 250-260°C) il teflon può legarsi agli alimenti;
- evitare l’uso dei pesticidi se non strettamente necessario come unica possibilità di intervento;
- la donna in gravidanza non deve fare mai uso di pesticidi;
- se sono necessari, conservare i pesticidi nei contenitori originari, con guarnizioni a prova di bambino, in armadietto chiuso a chiave; seguire le istruzioni indicate rispettando i tempi e le modalità di rientro nell’ambiente;
- fare uso di procedure non chimiche per il controllo dei parassiti nell’igiene della casa, la sigillatura di crepe e fessure, la verifica degli stipiti delle porte;
- non utilizzare pesticidi nel proprio giardino;
- non utilizzare insetticidi nelle pediculosi;
Con un po’ di attenzione in più, seppur il nostro pianeta sia sempre più inquinato, possiamo ridurre l’esposizione nostra e dei nostri bambini a queste sostanze chimiche. Con ancora più attenzione possiamo cercare di ridurre la dispersione nell’ambiente di questa sostanza attraverso uno stile di vita basato sulla riduzione dei consumi e acquisti consapevoli.