Pagare le donne per allattare i figli al seno: giusto o sbagliato?
- 02 Gen 2018 alle 11:36:41
[IL CORRIERE DELLA SERA] Studio inglese: dare 200 sterline alle donne che allattano i figli fino ai sei mesi aumenta del 6% la quota di neonati nutriti al seno. Scelta opportuna o poco etica?
Un incentivo economico per allattare al seno, pensato soprattutto per le donne di livello socioeconomico basso, può essere la soluzione giusta per aumentare il numero di neonati che ricevono il prezioso latte materno, scudo anti-malattie che aiuta a restare più sani ben oltre l’infanzia? Secondo uno studio appena pubblicato su Jama Pediatrics sì: in un’area dell’Inghilterra in cui le donne che allattano al seno sono meno del 40 per cento, i voucher pro-allattamento hanno accresciuto la quota di circa il 6 per cento.Esperienza in una zona disagiata
Lo studio è stato condotto in 92 circoscrizioni elettorali in cui l’allattamento al seno era poco diffuso, coinvolgendo in totale circa diecimila donne: a metà di loro sono state date generiche raccomandazioni sull’allattamento al seno, all’altra metà venivano offerti voucher del valore di 40 sterline, spendibili in supermercati e negozi, se stavano allattando al seno a due e dieci giorni dalla nascita, a sei-otto settimane, a tre e sei mesi, per un totale di 200 sterline per le donne che avessero allattato fino a sei mesi. I risultati mostrano un incremento del 6 per cento nella quota di bimbi allattati al seno: non moltissimo ma abbastanza per far dire agli autori che questo metodo potrebbe rivelarsi un buon incentivo per le donne dei ceti sociali svantaggiati. «Potrebbe trattarsi del giusto incoraggiamento per spingerle a fare una scelta di salute per i propri figli», ha sottolineato Clare Relton dell’Università di Sheffield, responsabile della ricerca.
Una scelta etica?
Non è la prima volta che si prova ad aumentare la percentuale dei bimbi allattati al seno dando denaro alle mamme. Studi simili sono stati condotti di recente da ricercatori statunitensi su donne portoricane svantaggiate, pagandole circa 270 dollari se avessero allattato al seno i neonati fino ai sei mesi: i risultati sono ancora più significativi, a sei mesi il 72 delle donne che ricevevano il denaro allattava ancora contro lo zero per cento di coloro a cui non erano offerti soldi. Già due anni fa il governo inglese si chiedeva se fosse opportuno pagare le pause lavorative delle donne in allattamento così da spronarle a non passare al latte artificiale, la normativa italiana prevede un periodo di allattamento con orari ridotti: in questo caso però ci sarebbe un vero e proprio “pagamento” dell’atto di allattare e questo ha fatto storcere la bocca ad alcuni. Come Gill Walton del Royal College of Midwives inglese, secondo cui «la motivazione ad allattare al seno non può essere il denaro, ma la consapevolezza di fare qualcosa di positivo per la salute del proprio bambino». E c’è pure chi ha sottolineato che le donne più povere potrebbero anche mentire pur di avere i voucher: secondo alcuni, quindi, una politica di sostegno economico per chi allatta condotta dando buoni per la spesa non sarebbe la via giusta per creare una reale, maggiore consapevolezza nelle donne e diffondere davvero l’allattamento al seno.
Il miglior alimento per il neonato
«Non dovremmo ricorrere ai voucher per far capire alle donne l’importanza dell’allattamento al seno, sarebbe più opportuno informarle di quanto sia fondamentale il latte materno, il miglior alimento per il neonato - spiega Mauro Stronati, presidente della Società Italiana di Neonatologia -. Dovremmo far capire a tutte gli innumerevoli vantaggi del latte materno, che al contrario di quello artificiale non costa niente: se le donne fossero realmente consapevoli di tutto ciò non ci sarebbe bisogno di pagarle per allattare. Detto ciò, se ci fossero i fondi per incentivarle attraverso voucher o bonus-allattamento in denaro, perché no? Ben venga qualsiasi iniziativa che aumenti la percentuale di chi allatta al seno, il più bel regalo che si possa fare a un figlio».