Vaccini e promozione della salute: scelte più responsabili e consapevoli o obbligo vaccinale?
- 09 Dic 2016 alle 17:27:05
Vaccinare per obbligo o vaccinare per scelta, questo è il problema. Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia vanno in una direzione, il Veneto in un'altra. Intanto la meningite miete le sue vittime. Quando si tornerà ad una politica vaccinale nazionale?
Una riflessione sull'obbligo vaccinale di D. Greco, offre qualche spunto.
Donato Greco (consulente Ecdc per le malattie infettive) e Reparto di Epidemiologia delle malattie infettive (Cnesps-Iss)
7 dicembre 2016 - [Epicentro.iss.it] L’obbligo vaccinale è una misura nata circa cinquant’anni fa (l’ultima vaccinazione obbligatoria a essere stata introdotta è l’epatite B nel 1991) a fronte di malattie che avevano causato migliaia di morti infantili e tantissime sofferenze: credo che non sia onestamente discutibile il grande successo che l’obbligo vaccinale ha avuto, insieme ad altri fattori, nella totale riduzione di queste malattie nel nostro Paese.
Si tratta di una misura “obbligatoria” verso i genitori dei nati, quindi coercitiva, automatica: una misura di prevenzione resa obbligatoria dall’emergenza epidemica del tempo per garantire un intervento omogeneo, costante e tempestivo in tutto il Paese che potesse costruire coorti di bimbi protetti contro quelle malattie, riducendo quindi il rischio di ammalarsi.
Obbligatorie e raccomandate
Con il passare del tempo sono stati sviluppati nuovi vaccini ma la lista delle vaccinazioni obbligatorie è rimasta inalterata, causando, di fatto, la suddivisione in due gruppi, vaccinazioni obbligatorie e raccomandate; tuttavia anche queste ultime sono offerte gratuitamente e attivamente dal Servizio sanitario nazionale.
Oggi, in Italia, l’obbligo vaccinale riguarda solo 4 (poliomielite, difterite, tetano ed epatite B) delle numerose vaccinazioni offerte dal Servizio sanitario nazionale, tuttavia, anche i vaccini raccomandati sono efficaci e sicuri e fanno parte integrante della strategia nazionale e regionale messa in atto per contrastare le malattie infettive prevenibili con la vaccinazione. Persino la vaccinazione contro il morbillo, strumento principe della strategia di eliminazione dell’Organizzazione mondiale della sanità di questa malattia dalla Regione europea, è tra le cosiddette raccomandate. Quindi si tratta di una classificazione obsoleta legata solamente alla mancanza di un aggiornamento della parte legislativa in questa materia.
Con la decentralizzazione del sistema sanitario le Regioni, e le Asl, hanno la responsabilità di garantire il diritto alla prevenzione vaccinale e concordano con il Ministero una strategia nazionale, ma restano responsabili delle modalità organizzative dell’offerta vaccinale. Questa situazione ha creato delle differenze nell’offerta tra le diverse aree del Paese ma verranno presto ridotte grazie all’inclusione nei Livelli essenziali di assistenza (Lea) di tutti i vaccini, obbligatori e raccomandati, previsti dal prossimo Piano nazionale di prevenzione vaccinale 2017-2019.
Oggi il concetto di “obbligatorietà” confligge con il concetto di “promozione” della salute che è alla base di qualsiasi efficace azione preventiva: la promozione, evidentemente, coniuga la responsabilità dell’individuo con quella della comunità che, con le sue istituzioni, garantisce l’esigibilità del diritto universale alla salute, e quindi il sacrosanto diritto al bambino di non ammalare di una malattia per la quale esiste un vaccino efficace e sicuro.
La differenza tra vaccinazioni raccomandate e obbligatorie, non prevedibile dagli allora legislatori dell’obbligo vaccinale, ha portato problemi crescenti man mano che la lista delle vaccinazioni si è allungata. Ne cito solo alcuni:

- la percezione della popolazione e degli operatori sanitari che le vaccinazioni obbligatorie fossero quelle buone, mentre le raccomandate fossero di serie B
- la scarsa attenzione e la diffidenza, anche di alcuni gli operatori sanitari verso le vaccinazioni raccomandate
- la strumentalizzazione della divisione tra vaccini obbligatori e raccomandati, da parte dei movimenti antivaccinali che su questa differenza hanno impostato molte delle loro argomentazioni e che fanno proseliti utilizzando l’argomentazione che i vaccini combinati includono anche vaccini raccomandati
- la deresponsabilizzazione dell’individuo verso la prevenzione, vista non come un necessario impegno personale, ma delegata all’autorità, in stile populisticamente comodo ma non efficace.
- chi ha le difese immunitarie compromesse
- i bambini piccoli, non ancora vaccinati
- i bambini che pur essendo stati sottoposti a tutte le vaccinazioni raccomandate, non hanno sviluppato una risposta immunitaria sufficiente a proteggerli adeguatamente.