Quanto incide sulla salute e quanto costa l’esposizione agli interferenti endocrini nell’Unione Europea
- 28 Mag 2015 alle 14:12:23
a cura di Laura Brusadin, Giacomo Toffol
Interferenti endocrini e riduzione di QI
Vi sono forti evidenze sulla riduzione del QI causata dall’esposizione sia a pesticidi organo fosforici (OP) che a polibrominati difenil eteri (PBDE), ritardanti di fiamma, utilizzati nella produzione di molteplici beni. Entrambe le sostanze esplicherebbero una azione di interferenza nei confronti degli ormoni tiroidei con conseguente effetto dannoso sullo sviluppo cerebrale. Ogni anno vi sarebbe una perdita di 13 milioni di punti di QI dovuta agli OP e di 873 000 dovuta ai PBDE. A questa perdita di QI vanno aggiunti più di 90.000 casi di disabilità intellettuale e tutto ciò, con probabilità compresa tra il 70 ed il 100%, causa perdita di produttività e incide sulla spesa sociale, per un costo globale pari a 146 miliardi di euro, il più alto tra tutte le condizioni associate agli IE.
Interferenti endocrini ed obesità
Il secondo costo più elevato risulta quello dato dalla frazione di obesità imputabile agli IE L’esposizione prenatale al BPA, con una probabilità del 20-69%, sarebbe responsabile di 42.400 nuovi casi di obesità infantile all’anno, per un costo di 1,54 miliardi di euro. In età adulta sarebbe invece in causa l’esposizione agli ftalati a cui sarebbero imputabili, con una probabilità del 40-69%, 53.900 casi di obesità, per un costo pari a 15.6 miliardi di euro.
Interferenti endocrini e salute riproduttiva maschile
Sempre maggiori sono infine le evidenze sul ruolo degli IE nelle alterazioni della salute riproduttiva maschile. Le maggiori evidenze si sono trovate per quattro associazioni: ftalati ed infertilità, PBDE e cancro del testicolo, PBDE e criptorchidismo, ftalati e riduzione dei livelli ematici del testosterone. Si calcola che il costo annuale globale per queste patologie e alterazioni funzionali della sfera riproduttiva maschile sarebbe di circa 15 miliardi di euro, stima che tiene conto solo delle situazioni per le quali vi sono sufficienti studi epidemiologici e le più alte probabilità di nesso causale. In particolare l’infertilità maschile dovuta all’esposizione agli ftalati (benzil e butilftalati), sarebbe responsabile ogni anno in Europa, con una probabilità del 40-69%, di 618.000 nuove fecondazioni assistite pari ad un costo di 4.71 miliardi di euro.
Conclusioni
Il risultato complessivo del lavoro di questi gruppi di esperti è quindi che nella Unione Europea con alta probabilità viene sostenuta una spesa elevata per malattie associate alla esposizione agli IE. Il costo medio calcolato sarebbe di 157 miliardi di euro all’anno pari a circa 1/6 del costo totale dei disturbi mentali e pari al 1.23% del PIL. Gli autori concludono affermando che azioni che limitino l’esposizione ai più diffusi e potenzialmente rischiosi IE avrebbero una ricaduta positiva in termini di beneficio economico, fatto che dovrebbe essere tenuto in considerazione nelle future scelte decisionali riguardanti misure a salvaguardia della salute pubblica.
Riferimenti bibliografici:
Negli ultimi 20 anni si sono accumulate sempre più informazioni sugli interferenti endocrini (IE), su quali sono, sul loro meccanismo di azione, sulle possibili fonti di esposizione, sui loro effetti sulla salute ed ora anche sul loro costo. L’esposizione a tali sostanze è responsabile di malattie e alterazioni funzionali il cui costo, nella Unione Europea, è dell’ordine annuo di centinaia di miliardi di euro, stima probabilmente in difetto in quanto tiene conto solo degli IE per i quali vi sono le evidenze più forti. Questi dati sono il risultato del lavoro di cinque gruppi di esperti a cui la Commissione Europea ha richiesto di produrre una valutazione d’impatto finalizzata a verificare le implicazioni economiche, sociali e ambientali di eventuali nuove iniziative riguardanti gli IE. L’Unione Europea sta infatti lavorando alla loro regolamentazione e il risultato sarà cruciale per il consumatore e la salute pubblica europei. Nell’aprile del 2014 i cinque gruppi di esperti hanno partecipato ad un workshop di 2 giorni, concentrando il loro lavoro solo sulla popolazione europea e attenendosi alla definizione di IE adottata dalla Unione Europea: “sostanza o mistura di sostanze esogene capace di alterare le funzioni del sistema endocrino e quindi di causare effetti avversi sulla salute di un organismo, della sua progenie o di una popolazione”. In accordo con il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente sono state prese in considerazione le tre aree per le quali vi sono attualmente le evidenze più forti per una correlazione con gli IE: obesità e diabete, salute riproduttiva maschile e disturbi del neuro sviluppo. A queste sono state inoltre aggiunte due ulteriori aree di interesse costituite dal tumore al seno e dalla salute riproduttiva femminile. Sulla base degli studi epidemiologici e tossicologici pubblicati sono stati stimati, per ogni singola condizione indagata, la frazione attribuibile alla esposizione agli IE ed il relativo costo attribuibile. Dal rapporto finale del gruppo di esperti si ricava che gli esiti in cui vi è un nesso causale con gli IE con una probabilità maggiore del 20%, valore considerato significativo, sono rappresentati da perdita di QI e associata disabilità mentale, autismo, ADHD, obesità nel bambino, obesità e diabete nell’adulto, criptorchidismo, infertilità maschile e mortalità associata a riduzione del testosterone. Gli esiti più significativi in termini sia di peso di malattia che di costo economico sono rappresentati dalla perdita di QI, dall’obesità e dall’infertilità maschile.
Interferenti endocrini e riduzione di QI
Vi sono forti evidenze sulla riduzione del QI causata dall’esposizione sia a pesticidi organo fosforici (OP) che a polibrominati difenil eteri (PBDE), ritardanti di fiamma, utilizzati nella produzione di molteplici beni. Entrambe le sostanze esplicherebbero una azione di interferenza nei confronti degli ormoni tiroidei con conseguente effetto dannoso sullo sviluppo cerebrale. Ogni anno vi sarebbe una perdita di 13 milioni di punti di QI dovuta agli OP e di 873 000 dovuta ai PBDE. A questa perdita di QI vanno aggiunti più di 90.000 casi di disabilità intellettuale e tutto ciò, con probabilità compresa tra il 70 ed il 100%, causa perdita di produttività e incide sulla spesa sociale, per un costo globale pari a 146 miliardi di euro, il più alto tra tutte le condizioni associate agli IE.
Interferenti endocrini ed obesità
Il secondo costo più elevato risulta quello dato dalla frazione di obesità imputabile agli IE L’esposizione prenatale al BPA, con una probabilità del 20-69%, sarebbe responsabile di 42.400 nuovi casi di obesità infantile all’anno, per un costo di 1,54 miliardi di euro. In età adulta sarebbe invece in causa l’esposizione agli ftalati a cui sarebbero imputabili, con una probabilità del 40-69%, 53.900 casi di obesità, per un costo pari a 15.6 miliardi di euro.
Interferenti endocrini e salute riproduttiva maschile
Sempre maggiori sono infine le evidenze sul ruolo degli IE nelle alterazioni della salute riproduttiva maschile. Le maggiori evidenze si sono trovate per quattro associazioni: ftalati ed infertilità, PBDE e cancro del testicolo, PBDE e criptorchidismo, ftalati e riduzione dei livelli ematici del testosterone. Si calcola che il costo annuale globale per queste patologie e alterazioni funzionali della sfera riproduttiva maschile sarebbe di circa 15 miliardi di euro, stima che tiene conto solo delle situazioni per le quali vi sono sufficienti studi epidemiologici e le più alte probabilità di nesso causale. In particolare l’infertilità maschile dovuta all’esposizione agli ftalati (benzil e butilftalati), sarebbe responsabile ogni anno in Europa, con una probabilità del 40-69%, di 618.000 nuove fecondazioni assistite pari ad un costo di 4.71 miliardi di euro.
Conclusioni
Il risultato complessivo del lavoro di questi gruppi di esperti è quindi che nella Unione Europea con alta probabilità viene sostenuta una spesa elevata per malattie associate alla esposizione agli IE. Il costo medio calcolato sarebbe di 157 miliardi di euro all’anno pari a circa 1/6 del costo totale dei disturbi mentali e pari al 1.23% del PIL. Gli autori concludono affermando che azioni che limitino l’esposizione ai più diffusi e potenzialmente rischiosi IE avrebbero una ricaduta positiva in termini di beneficio economico, fatto che dovrebbe essere tenuto in considerazione nelle future scelte decisionali riguardanti misure a salvaguardia della salute pubblica.
Riferimenti bibliografici:
- Trasande L, et al. "Estimating burden and disease costs of exposure to endocrine-disrupting chemicals in the European Union." The Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism4 (2015): 1245-1255.
- Hauser R, et al. "Male reproductive disorders, diseases, and costs of exposure to endocrine-disrupting chemicals in the European Union." The Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism4 (2015): 1267-1277.
- Bellanger M, et al. "Neurobehavioral Deficits, Diseases, and Associated Costs of Exposure to Endocrine-Disrupting Chemicals in the European Union." The Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism4 (2015): 1256-1266.