Povertà infantile: crescere al Sud è un percorso a ostacoli
- 21 Mag 2012 alle 09:15:00
Un'immagine della campagna di sensibilizzazione di "Save the Children" |
La povertà non è mai solo economica. Povertà di relazioni, isolamento sociale, cattiva alimentazione e scarsa cura della salute, carenza di servizi e di offerte educative sono tutti fattori che entrano in gioco per definire i mille volti della povertà infantile. Cosa significa nascere e crescere al Sud?
Esistono veramente due o più Italie, per quanto riguarda il diritto alla salute, le opportunità per uno sviluppo sano ed equilibrato, che si sperimentano subito, già alla nascita o addirittura ancor prima di nascere? Il diritto alla salute dovrebbe essere uguale per tutti i bambini. Tuttavia se gli adulti si trovano in difficoltà a farne le spese maggiori sono spesso i bambini. Un esempio? Se una famiglia vive in un “basso” di Palermo o di Napoli, poco rischiarato dalla luce, con le pareti sature di umidità, e la polvere che entra a fiotti dalla strada, sarà quasi inevitabile che i bambini soffrano di bronchite ed allergie per buona parte dell’anno, con tutte le conseguenze del caso (perdita di giorni di scuola, lunghe attese negli ambulatori medici, aumento degli elementi stressanti che aggravano la già grave condizione di disagio).
Il diritto alla salute è stato al centro del dibattito del 68° Congresso nazionale della Società Italiana di Pediatria (SIP) che si è svolto a Roma dal 9 all’11 maggio. A conclusione del lavori sono stati presentati i risultati dell’indagine “Crescere al Sud”, che ha incrociato dati statistici e situazioni sociali. La SIP aderisce all’alleanza “Crescere al Sud” promossa da “Save the Children” e “Fondazione con il Sud” nata con lo scopo di coniugare insieme le diverse esperienze che nel Mezzogiorno si occupano attivamente della promozione e tutela dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.
Il divario tra il Nord ed il Sud del Paese si evidenzia drammaticamente se si esaminano alcune cifre: circa 1 milione e mezzo di bambini e adolescenti nel Mezzogiorno vive in una condizione di povertà relativa e oltre 350 mila di povertà assoluta (ovvero non dispone di beni essenziali per il conseguimento di uno standard di vita minimamente accettabile), più del doppio che nel resto del Paese.
“Si è osservato - affermano Antonio Correra, vicepresidente della Società Italiana di Pediatria e Paolo Siani, Presidente dell’Associazione Culturale Pediatri (ACP) - che i bambini provenienti da situazioni economico- sociali svantaggiate presentano maggiori percentuali di ricoveri inappropriati, minor accesso ai programmi vaccinali, ma anche maggiori possibilità di assumere abitudini di vita e modelli comportamentali errati, come fumo e cattiva alimentazione, e di subirne in età adulta le conseguenze (come le malattie cardiovascolari)”.
“La condizione sociale influenza fortemente l’accesso ai servizi sanitari - spiegano Correra e Siani -. Sono infatti bambini che vivono in condizioni di basso livello socioculturale a richiedere più visite al Pronto Soccorso e a essere ricoverati. Molte delle consultazioni sono causate da problemi banali e questi bambini sono soggetti a un eccessivo numero di test di laboratorio e radiologici”.
Tra gli indicatori di rischio evolutivo e marginalità il livello di istruzione delle madri è un fattore chiave. Ecco perché si ritiene importante migliorare le competenze dei genitori, in particolare della figura materna: partire dalle madri per assicurare una buona partenza nella vita, con una nutrizione materna adeguata, la riduzione dell’esposizione al fumo, all’alcol, un accesso alle cure adeguate nel periodo preconcezionale, durante la gravidanza e alla nascita.
Le differenze tra Nord e Sud si manifestano ancor prima di nascere, se si considera che un bambino del Meridione ha maggiori probabilità di nascere da taglio cesareo piuttosto che da parto fisiologico: la media nazionale 31,9% è superata da Campania (54,3%), Basilicata (46,5%), Sicilia (42%). Anche la mortalità neonatale differisce notevolmente sul territorio nazionale (per fare un esempio, a Trento la mortalità neonatale è di 1,60 casi per 1.000 nati mentre a Reggio Calabria è di 4,82).
In Campania e Calabria si registrano le minori quote di copertura vaccinale obbligatoria. Tuttavia con il nuovo Piano Nazionale di Prevenzione vaccinale 2012-2014 i vaccini entrano nei LEA (livelli minimi di assistenza) e ciò farà in modo che in Italia tutti i bambini abbiano diritto alle stesse vaccinazioni, eliminando le disparità da Regione a Regione.
E veniamo alla prima infanzia: quali differenze di opportunità per i bambini del Sud? In Italia solo un bambino su 10 tra gli 0 e i 3 anni frequenta un nido, ma nel Sud la percentuale è 4 volte inferiore e raggiunge livelli minimi in Calabria e Campania, dove il nido pubblico è una possibilità per 2 bambini ogni 100. Inoltre, frequentare una scuola al Nord offre un vantaggio notevole, valutato in 68 punti OCSE-PISA, come se gli studenti del Sud fossero in ritardo di un anno e mezzo sui programmi rispetto ai coetanei del Nord.
Passiamo allo sport: al Sud sono presenti solo il 20% degli impianti rispetto a quelli disponibili al Nord. Obesità e sovrappeso sono più alte nel Centro-Sud, con Calabria e Campania a fare i conti con i maggiori tassi di obesità infantile.
È noto come le condizioni materiali di vita possano avere conseguenze durevoli sullo sviluppo dei giovani, sulla riuscita scolastica, sull’acquisizione di competenze e sui risultati conseguiti sul mercato del lavoro da adulti. Studi in altri Paesi hanno calcolato che gli individui cresciuti in condizioni di povertà hanno una probabilità di occupazione inferiore e una retribuzione in media più bassa del 10%. Situazione che può acuirsi ulteriormente in uno scenario di crisi economica come quello attuale.
In questo contesto l’alleanza “Crescere al Sud” vuole essere uno stimolo affinché in Italia si metta a punto un piano nazionale per il contrasto della povertà minorile, con la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni sociali, così come previsto dal titolo V della Costituzione, per evitare che il divario tra le tante Italie, in termini di diritti e di opportunità per i più piccoli, ma anche per i più grandi, tenda ancora di più ad ampliarsi.