Comunicazione: non c’è competenza
- 09 Ott 2007 alle 08:09:00

Il pediatra e la famiglia
Il Pensiero
Scientifico, 2006
pp. 38, euro 18
È con piacere che provo a recensire l’ultima fatica di Silvana Quadrino, mia maestra nel percorso di formazione al counselling.
Scelgo di rinunciare a una presentazione classica del libro e mi concentro sul perché un pediatra, in qualsiasi ambito lavori, dovrebbe leggerlo e trarne degli spunti di riflessione per la propria attività quotidiana. Dice l’Autrice: “Strumento principale del counselling sistemico è la consapevolezza della non semplicità degli atti comunicativi…”. Mi sembra che questo sia il nodo non ancora effettivamente affrontato dal mondo pediatrico. Tutti ci riteniamo degli ottimi comunicatori spontanei e neghiamo il bisogno di una formazione specifica. La lettura di questo libro ha lo scopo di mostrare questa complessità ai semplificatori ad oltranza. Altro nodo che si riscontra tra i pediatri è la confusione tra informare e comunicare.
L’Autrice chiarifica ed esemplifica: non esiste comunicazione senza relazione e questa è la miglior risposta ai maldestri tentativi di formazione in ottica-marketing.
Il pediatra poi non può considerarsi fuori dal sistema sanitario e trae aiuto nell’interagire con tutti gli operatori che affiancano la famiglia nel percorso della genitorialità. Non può neanche trascurare che la famiglia è composta di soggetti, a loro volta appartenenti a sistemi allargati, non sempre riconoscibili all’inizio della reciproca conoscenza. L’Autrice guida il lettore al cambiamento senza forzare la mano, ma aiutandolo a riconsiderare il suo particolare punto di vista. Si possono aumentare i messaggi in entrata e diminuire quelli in uscita senza farsi travolgere dal paziente? Sicuramente sì, a patto di acquisire una formazione a una comunicazione consapevole.
La pediatria possiede la peculiarità della comunicazione indiretta: i genitori parlano al posto del bambino e interpretano, a loro volta, le sue richieste. L’ultimo capitolo, intitolato “La parola ai bambini (e agli adolescenti)”, si rivela quanto mai prezioso per chi vuole acquisire qualche competenza in merito. Concludo con la segnalazione del ringraziamento dell’Autrice alla nostra Associazione per la diffusione della cultura in pediatria e della cultura del counselling, in particolare.
Michele Gangemi