Rifiuti in Campania: servono politiche integrate per affrontare il problema
- 13 Giu 2007 alle 11:45:00
Renato Pizzuti, Osservatorio Epidemiologico Regione Campania
Recentemente sono stati presentati a Napoli i risultati di uno studio dal titolo "Trattamento dei rifiuti in Campania: correlazione tra rischio ambientale da rifiuti, mortalità e malformazioni congenite". Lo studio fa parte di un percorso conoscitivo di approfondimento commissionato all'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) da parte del dipartimento della Protezione civile, a cui da circa un anno il Governo ha affidato il Commissariato straordinario sull'emergenza rifiuti in Campania. Accanto all'Oms, hanno direttamente partecipato allo studio l'Istituto superiore di sanità, il Consiglio nazionale delle ricerche, l'Agenzia regionale della protezione ambientale della Campania e l'Osservatorio epidemiologico della Regione Campania, struttura quest'ultima all'interno dell'Assessorato regionale alla sanità.
I risultati
Il primo studio condotto dallo stesso gruppo ("Trattamento dei rifiuti in Campania: impatto sulla salute umana") concluso nel 2004 aveva già messo in evidenza rischi elevati per mortalità per varie cause e per malformazioni congenite in diversi comuni delle Province di Napoli e Caserta. Il secondo studio, che rappresenta una fase evolutiva del primo, ha messo in correlazione questi rischi sanitari con un indicatore di intensità di esposizione ambientale. Nei 196 comuni delle due province sono stati analizzati: i dati di mortalità per tutte le cause, tutti i tumori, tumore del polmone, del fegato, dello stomaco, della vescica, del rene, sarcomi dei tessuti molli e linfomi non Hodgkin (separatamente per uomini e donne, periodo 1994-2001); i dati di registrazione di malformazioni congenite, nel loro insieme e suddivise in 11 tipi (nati maschi e femmine combinati, periodo 1996-2002). È stata analizzata, tramite modelli di regressione multipla, la correlazione a livello comunale tra questi esiti sanitari e un indice sintetico di pressione ambientale legata ai rifiuti. Questo indice ha combinato tutte le informazioni disponibili al 2003 sui siti di smaltimento rifiuti, legali e non, in un'unica misura che esprime il carico complessivo sulla popolazione residente, in funzione della numerosità, estensione e pericolosità dei siti di smaltimento. I comuni sono stati classificati in cinque gruppi di crescente intensità di esposizione. L'analisi ha tenuto conto del ruolo dei fattori socioeconomici, dato il loro possibile effetto di confondimento. Sono state rilevate numerose associazioni positive e statisticamente significative fra questo indicatore di intensità di esposizione ambientale e salute (per maggiori informazioni, si veda la sintesi a cura dalla redazione di EpiCentro). < ?xml:namespace prefix = o />
Cautela e possibili interventi
I risultati di questo studio sono di grande interesse per la sanità pubblica, anche se vanno interpretati con cautela, a causa di alcune limitazioni di completezza, accuratezza e risoluzione spaziale dei dati. Inoltre, per quanto attiene ai dati di mortalità e specie per le cause tumorali, la latenza con cui si osservano i fenomeni sanitari di esito terminale di malattia rispetto ai periodi di esposizione è spesso talmente lunga che la situazione rappresentata da questo indicatore è riferibile a periodi che possono risalire anche a più di 15-20 anni prima. Per l'interpretazione delle malformazioni congenite, invece, pur non sussistendo questa limitazione (essendo riferibili a esposizioni avvenute al massimo 9 mesi prima), c'è da tenere in considerazione il limite derivante dalla bassa numerosità degli eventi.
Ciononostante, l'utilizzo di questi indicatori rappresenta un metodo consolidato di approccio descrittivo dello stato di salute di una popolazione. La lettura combinata dei risultati di questo studio e di analoghi studi effettuati sulle medesime aree, che considerano la mortalità per cause non tumorali, la mortalità evitabile, l'analisi della distribuzione dell'indice di deprivazione, mettono in risalto un problema complesso di salute che si concentra nelle province di Napoli e Caserta, alla cui determinazione concorrono cause ambientali, cause socio-economiche, difficile accesso alle cure e alle misure di prevenzione primaria e secondaria, adozione di stili di vita non corretti.
Appare quindi evidente che l'approccio al problema del miglioramento della qualità della vita nelle aree geografiche considerate necessita di interventi fortemente integrati, certamente di politiche sanitarie e ambientali, ma anche di politiche dell'occupazione, dei trasporti, dell'istruzione, della sicurezza senza le quali le soluzioni sono destinate ad avere effetti limitati nel tempo. Per quanto attiene alle iniziative avviate dall'assessorato alla sanità, c'è da evidenziare lo sforzo in atto per realizzare le misure programmate nel Piano regionale di prevenzione attiva, e la riorganizzazione dell'assistenza (come il nuovo Piano ospedaliero) finalizzata all'aumento, oltre che dell'efficienza, anche dell'efficacia complessiva del sistema.
Discutere oggi di questi dati è la prova evidente di come l'investimento fatto negli ultimi anni sul miglioramento dei sistemi informativi stia dando i frutti desiderati, mettendo a disposizione dei programmatori regionali robuste conoscenze su cui fondare decisioni. Molto c'è ancora da fare in questa direzione, in particolare per quanto attiene ai sistemi informativi sanitari utilizzabili anche in campo ambientale, dove sarebbe auspicabile realizzare un registro tumori di popolazione che copra le aree della provincia di Caserta e la fascia a nord di Napoli, e un sistema di sorveglianza ambiente-salute.