Conflitti di interesse e pasticci editoriali in USA
- 09 Giu 2007 alle 08:29:00
Due fra i maggiori giornali scientifici più diffusi, il New England Journal of Medicine (NEIM) e il Journal of American Medical Associazione (JAMA), sono sotto attacco. Richard Smith dalle pagine del Journal of the Royal Society of Medicine ha scritto che il NEJM è stato danneggiato da una grossa decadenza (Laspe) editoriale: cita a questo proposito il caso del Vioxx, per il quale si suppone che il NEJM sapesse molto sugli effetti collaterali già al tempo della pubblicazione dei lavori che ne sostenevano l’uso. A proposito del JAMA il Wall Street Journal ha di recente documentato quello che ha denunciato il Center for Science in the Public Interest (CSPI) di Washington: la sottovalutazione dei conflitti di interesse e ha chiesto che gli autori che hanno violato le regole del conflitto siano banditi dalle riviste per tre anni.
JAMA risponde che gli editori non possono agire come una forza di polizia. Il proposito di JAMA di sottoporre i clinical trials che verranno pubblicati a un’analisi statistica indipendente a cura della rivista ha però prodotto danni inattesi (?) per la rivista: una diminuzione delle inserzioni pubblicitarie. JAMA, comunque, non produrrà sanzioni ma si limiterà a rimproverare (blame) gli autori.
Ma c’è subito stato qualcuno (Kassirer, già direttore del NJEM) che ha obiettato che queste procedure sono sloppy, che possiamo tradurre con inquinate o sporche. Sta di fatto che si sta registrando tutta una serie di critiche sgradite alle due riviste (JAMA pubblica tutto in ogni numero) e la campagna della pubblica opinione si sta allargando.
Recentemente il Boston Globe ha messo sotto tiro l’American Journal of Cardiology, del quale ha denunciato strette relazioni con le industrie del farmaco che producono sostanze per le malattie di cuore. Lancet dal suo canto (che, tra l’altro, ha problemi da altre parti: si veda l’articolo a pagina 103) in un commento di qualche mese fa (2006;368:983), commentando tutto questo, diceva però che i medici non sembrano curarsene; si chiedeva il perché.
Cosa direbbe se sapesse che in Italia queste stranezze neppure si sanno?
JAMA risponde che gli editori non possono agire come una forza di polizia. Il proposito di JAMA di sottoporre i clinical trials che verranno pubblicati a un’analisi statistica indipendente a cura della rivista ha però prodotto danni inattesi (?) per la rivista: una diminuzione delle inserzioni pubblicitarie. JAMA, comunque, non produrrà sanzioni ma si limiterà a rimproverare (blame) gli autori.
Ma c’è subito stato qualcuno (Kassirer, già direttore del NJEM) che ha obiettato che queste procedure sono sloppy, che possiamo tradurre con inquinate o sporche. Sta di fatto che si sta registrando tutta una serie di critiche sgradite alle due riviste (JAMA pubblica tutto in ogni numero) e la campagna della pubblica opinione si sta allargando.
Recentemente il Boston Globe ha messo sotto tiro l’American Journal of Cardiology, del quale ha denunciato strette relazioni con le industrie del farmaco che producono sostanze per le malattie di cuore. Lancet dal suo canto (che, tra l’altro, ha problemi da altre parti: si veda l’articolo a pagina 103) in un commento di qualche mese fa (2006;368:983), commentando tutto questo, diceva però che i medici non sembrano curarsene; si chiedeva il perché.
Cosa direbbe se sapesse che in Italia queste stranezze neppure si sanno?