CS. Incongruenze di genere, richieste di aiuto quadruplicate, come riconoscerle nei bambini e negli adolescenti
- 23 Nov 2023 alle 11:19:21
Al 35° Congresso dell’Associazione Culturale Pediatri (ACP) il vademecum per medici e famiglie: i segnali da comprendere e le azioni giuste per prevenire malattie psicosomatiche, depressione e suicidio
Napoli, 23/11/2023 - Oggi nel nostro Paese come all’estero è aumentata la richiesta di presa in carico da parte di minorenni con incongruenza e disforia di genere. La prevalenza è stimata essere tra lo 0,6 e 1,8%, ma gli ultimi studi di popolazione (Pediatrics (2022) 150 (2) ) suggeriscono una forbice tra 2, 5 e 8,4%, con un aumento di richieste di presa in carico di quasi 4 volte (+367%). “L’aumento è dovuto a una maggiore apertura sociale nei confronti di un fenomeno che in passato veniva spesso rimosso o nascosto, andando a generare patologie somatiche e depressione, se non il suicidio. Oggi le cose vanno meglio e i ragazzi chiedono aiuto: per questo serve preparazione e conoscenza di questa realtà”, ha detto Chiara Centenari, pediatra e ricercatrice, commentando i dati nel corso del 35° Congresso dell’Associazione Culturale Pediatri (ACP), da poco concluso a Napoli.
Se il genere è quella costruzione sociale che considera appropriati determinati ruoli, attività, qualità e comportamenti in base al sesso biologico di un individuo, l’identità di genere è l’intima percezione di appartenere al genere maschile o femmine, a entrambi o a nessuno dei due. L’incongruenza o la non conformità di genere – non sentirsi di appartenere al genere assegnato alla nascita - è un esito possibile dello sviluppo umano e non rappresenta di per sé un disturbo, ma può causare in alcuni soggetti la “disforia di genere”, ovvero sofferenza e compromissione sociale. Di qui, il ruolo del pediatra nel sostenere la famiglia e il minore. “È necessario capire quando è utile l’invio in centri specializzati, che in Italia però al momento sono solo 5 per quanto riguarda i minori di 16 anni: Firenze, Trieste, Torino, Bologna e Napoli. Spicca la totale assenza di centri specializzati in grandi regioni come Lazio e Lombardia, e nelle Isole dove i colleghi pediatri di famiglia ci riferiscono essere molto complicato dare adeguato supporto a queste famiglie. Roma e Milano in particolare scontano la mancanza di adeguate scelte di politica sanitaria, probabile retaggio ideologico degli amministratori. Eppure parliamo di prevenire i crescenti casi di suicidio, ansia e depressione, abuso di alcool e droghe, isolamento sociale, disturbi somatici e abbandono scolastico (43% in Italia), per tacere dei casi di bullismo e maltrattamenti”, continua Centenari.
Lo sviluppo dell’identità di genere vede i bambini consapevoli della differenza tra maschile e femminile intorno ai 2 anni; essere in grado di identificare maschi e femmine a circa 3 anni; e raggiungere una propria identità di genere stabile intorno ai 4. Un'eventuale diagnosi non può dunque avvenire prima dei 5 anni. Ma quali sono i segni di incongruenza di genere nei bambini?
- Il forte desiderio di appartenere a un genere diverso;
- avversione verso la propria anatomia sessuale e forte desiderio di possedere le caratteristiche sessuali primarie/secondarie del genere opposto;
- preferenza per giochi e attività che, nello stereotipo, sono tipici del genere opposto;
- le caratteristiche sopra devono coesistere per almeno 2 anni;
Negli adolescenti (e negli adulti)?
- Marcata incongruenza tra il genere assegnato alla nascita e il genere vissuto, espressa come sopra;
- desiderio di “transizione” per vivere ed essere accettato come persona appartenente al genere esperito, tramite trattamenti ormonali, chirurgia o altri interventi sanitari
- la diagnosi non può essere assegnata prima della pubertà.
Nel caso in cui, successivamente, l’incongruenza di genere diventi disforia, bambini e adolescenti mostrano anche una sofferenza clinicamente significativa e/o una compromissione nel loro ambito sociale, scolastico o lavorativo. È bene ricordare che i comportamenti di varianza di genere nell’infanzia non sono necessariamente indicatori di incongruenza di genere in età adolescenziale e adulta (Drummond at al 2008). Al contrario, alcuni adolescenti e adulti con disforia di genere non avevano presentato comportamenti non conformi nell’infanzia. È tuttavia anche vero che la non-conformità di genere più estrema nell’infanzia è associata alla persistenza di disforia di genere nell’adolescenza e in età adulta, e che alcuni bambini richiedono già prima della pubertà una affermazione sociale in un ruolo di genere diverso. Conoscere il ventaglio delle possibilità è dunque fondamentale, in ogni caso.
Come deve porsi la famiglia (e il pediatra)?
Ascoltare il bambino o l’adolescente, eliminando ogni atteggiamento svalutante, punizioni e sensi di colpa o vergogna, nel maldestro tentativo di modificare i comportamenti del bambino, consapevoli che l’ambiente non influenza lo sviluppo di questa identità di genere o l’orientamento sessuale: può solo influenzare l’espressione di genere.
L’assistenza psicologica è utile in tutti i casi, anche solo per permettere al minore di esplorare i propri sentimenti e il proprio comportamento. L’aiuto di uno specialista porta informazioni sui potenziali benefici e sulle sfide intrinseche in ogni scelta. Come detto, il bambino “gender variant” non ha di per sé bisogno di alcun intervento di tipo medico, ma solo di un supporto a prevenzione di fenomeni di discriminazione.
È importante utilizzare un linguaggio neutro, nomi e pronomi scelti dal minore, indagare ansia, isolamento, disturbi somatoformi (somatizzazione attraverso mal di pancia, mal di testa, astenia) e disturbi alimentari. Fondamentale proteggere dal Minority stress, ovvero lo stigma associato alla non-conformità di genere.
Napoli, 23/11/2023 - Oggi nel nostro Paese come all’estero è aumentata la richiesta di presa in carico da parte di minorenni con incongruenza e disforia di genere. La prevalenza è stimata essere tra lo 0,6 e 1,8%, ma gli ultimi studi di popolazione (Pediatrics (2022) 150 (2) ) suggeriscono una forbice tra 2, 5 e 8,4%, con un aumento di richieste di presa in carico di quasi 4 volte (+367%). “L’aumento è dovuto a una maggiore apertura sociale nei confronti di un fenomeno che in passato veniva spesso rimosso o nascosto, andando a generare patologie somatiche e depressione, se non il suicidio. Oggi le cose vanno meglio e i ragazzi chiedono aiuto: per questo serve preparazione e conoscenza di questa realtà”, ha detto Chiara Centenari, pediatra e ricercatrice, commentando i dati nel corso del 35° Congresso dell’Associazione Culturale Pediatri (ACP), da poco concluso a Napoli.
Se il genere è quella costruzione sociale che considera appropriati determinati ruoli, attività, qualità e comportamenti in base al sesso biologico di un individuo, l’identità di genere è l’intima percezione di appartenere al genere maschile o femmine, a entrambi o a nessuno dei due. L’incongruenza o la non conformità di genere – non sentirsi di appartenere al genere assegnato alla nascita - è un esito possibile dello sviluppo umano e non rappresenta di per sé un disturbo, ma può causare in alcuni soggetti la “disforia di genere”, ovvero sofferenza e compromissione sociale. Di qui, il ruolo del pediatra nel sostenere la famiglia e il minore. “È necessario capire quando è utile l’invio in centri specializzati, che in Italia però al momento sono solo 5 per quanto riguarda i minori di 16 anni: Firenze, Trieste, Torino, Bologna e Napoli. Spicca la totale assenza di centri specializzati in grandi regioni come Lazio e Lombardia, e nelle Isole dove i colleghi pediatri di famiglia ci riferiscono essere molto complicato dare adeguato supporto a queste famiglie. Roma e Milano in particolare scontano la mancanza di adeguate scelte di politica sanitaria, probabile retaggio ideologico degli amministratori. Eppure parliamo di prevenire i crescenti casi di suicidio, ansia e depressione, abuso di alcool e droghe, isolamento sociale, disturbi somatici e abbandono scolastico (43% in Italia), per tacere dei casi di bullismo e maltrattamenti”, continua Centenari.
Lo sviluppo dell’identità di genere vede i bambini consapevoli della differenza tra maschile e femminile intorno ai 2 anni; essere in grado di identificare maschi e femmine a circa 3 anni; e raggiungere una propria identità di genere stabile intorno ai 4. Un'eventuale diagnosi non può dunque avvenire prima dei 5 anni. Ma quali sono i segni di incongruenza di genere nei bambini?
- Il forte desiderio di appartenere a un genere diverso;
- avversione verso la propria anatomia sessuale e forte desiderio di possedere le caratteristiche sessuali primarie/secondarie del genere opposto;
- preferenza per giochi e attività che, nello stereotipo, sono tipici del genere opposto;
- le caratteristiche sopra devono coesistere per almeno 2 anni;
Negli adolescenti (e negli adulti)?
- Marcata incongruenza tra il genere assegnato alla nascita e il genere vissuto, espressa come sopra;
- desiderio di “transizione” per vivere ed essere accettato come persona appartenente al genere esperito, tramite trattamenti ormonali, chirurgia o altri interventi sanitari
- la diagnosi non può essere assegnata prima della pubertà.
Nel caso in cui, successivamente, l’incongruenza di genere diventi disforia, bambini e adolescenti mostrano anche una sofferenza clinicamente significativa e/o una compromissione nel loro ambito sociale, scolastico o lavorativo. È bene ricordare che i comportamenti di varianza di genere nell’infanzia non sono necessariamente indicatori di incongruenza di genere in età adolescenziale e adulta (Drummond at al 2008). Al contrario, alcuni adolescenti e adulti con disforia di genere non avevano presentato comportamenti non conformi nell’infanzia. È tuttavia anche vero che la non-conformità di genere più estrema nell’infanzia è associata alla persistenza di disforia di genere nell’adolescenza e in età adulta, e che alcuni bambini richiedono già prima della pubertà una affermazione sociale in un ruolo di genere diverso. Conoscere il ventaglio delle possibilità è dunque fondamentale, in ogni caso.
Come deve porsi la famiglia (e il pediatra)?
Ascoltare il bambino o l’adolescente, eliminando ogni atteggiamento svalutante, punizioni e sensi di colpa o vergogna, nel maldestro tentativo di modificare i comportamenti del bambino, consapevoli che l’ambiente non influenza lo sviluppo di questa identità di genere o l’orientamento sessuale: può solo influenzare l’espressione di genere.
L’assistenza psicologica è utile in tutti i casi, anche solo per permettere al minore di esplorare i propri sentimenti e il proprio comportamento. L’aiuto di uno specialista porta informazioni sui potenziali benefici e sulle sfide intrinseche in ogni scelta. Come detto, il bambino “gender variant” non ha di per sé bisogno di alcun intervento di tipo medico, ma solo di un supporto a prevenzione di fenomeni di discriminazione.
È importante utilizzare un linguaggio neutro, nomi e pronomi scelti dal minore, indagare ansia, isolamento, disturbi somatoformi (somatizzazione attraverso mal di pancia, mal di testa, astenia) e disturbi alimentari. Fondamentale proteggere dal Minority stress, ovvero lo stigma associato alla non-conformità di genere.