Suicidi e sfide social: "E' allarme tempo libero"
- 28 Gen 2021 alle 16:23:23
di Andrea Satta, pediatra ACP, Roma
Della morte di un bambino nessuno può sentirsi assolto. Noi pediatri della ACP (Associazione Culturale Pediatri) lanciamo un forte allarme su come trascorrano il “tempo libero” i nostri bambini. Privati della possibilità di frequentare i loro coetanei oltre la scuola, lo sport, le lezioni di musica e tutte le attività sociali, molti di loro si sono rifugiati nella solitudine. Il “tempo libero”, invece, è un diritto alla felicità. Il fatti tragici di questi ultimi giorni hanno ulteriormente messo in risalto come questa pandemia abbia prepotentemente reso più domestica e quasi incontrollabile la frequentazione da parte dei bambini dei dispositivi elettronici (smartphone e tablet), utili nel tenere connessi i rapporti umani con nonni e piccoli amici, autorizzando però, di fatto, una pericolosa autogestione.
Siamo passati dal problema della passività della tv delle generazioni precedenti alla incontrollata interazione universale con la rete. Sappiamo bene che questo è per tutti un momento difficile, nessuna nostalgia del tempo andato, l'infanzia dei nostri nonni non era migliore e nessuno vuole fermare progresso e tecnologia, ma oggi non possiamo perdere di vista il rischio che sta inquinando la vita dei nostri bambini".
Da quel che apprendiamo fino a questo momento, il caso di Bari dove un bimbo di 9 anni è morto impiccato nella sua cameretta non è stato conseguenza diretta dell'uso precoce e incontrollato dei social network, ma un caso di emulazione della sfida che invece, a Palermo, pochi giorni fa, ha ucciso una bambina di 10 anni, durante una gara lanciata su TikTok, social newtwork amatissimo dai più giovani.
Della morte di un bambino nessuno può sentirsi assolto. Noi pediatri della ACP (Associazione Culturale Pediatri) lanciamo un forte allarme su come trascorrano il “tempo libero” i nostri bambini. Privati della possibilità di frequentare i loro coetanei oltre la scuola, lo sport, le lezioni di musica e tutte le attività sociali, molti di loro si sono rifugiati nella solitudine. Il “tempo libero”, invece, è un diritto alla felicità. Il fatti tragici di questi ultimi giorni hanno ulteriormente messo in risalto come questa pandemia abbia prepotentemente reso più domestica e quasi incontrollabile la frequentazione da parte dei bambini dei dispositivi elettronici (smartphone e tablet), utili nel tenere connessi i rapporti umani con nonni e piccoli amici, autorizzando però, di fatto, una pericolosa autogestione.
Siamo passati dal problema della passività della tv delle generazioni precedenti alla incontrollata interazione universale con la rete. Sappiamo bene che questo è per tutti un momento difficile, nessuna nostalgia del tempo andato, l'infanzia dei nostri nonni non era migliore e nessuno vuole fermare progresso e tecnologia, ma oggi non possiamo perdere di vista il rischio che sta inquinando la vita dei nostri bambini".
Da quel che apprendiamo fino a questo momento, il caso di Bari dove un bimbo di 9 anni è morto impiccato nella sua cameretta non è stato conseguenza diretta dell'uso precoce e incontrollato dei social network, ma un caso di emulazione della sfida che invece, a Palermo, pochi giorni fa, ha ucciso una bambina di 10 anni, durante una gara lanciata su TikTok, social newtwork amatissimo dai più giovani.