Pediatri Acp, appello al Governo: basta col federalismo vaccinale!
- 23 Giu 2015 alle 07:17:20
COMUNICATO STAMPA [scarica il comunicato]
Roma 23 giugno 2015 - Lettera aperta dei medici pediatri dell’Associazione Culturale Pediatri che chiedono un cambiamento radicale della politica vaccinale del Paese: oggi un sistema “arlecchino” in cui ogni Regione fa da sé, non garantendo così a tutti i bambini le stesse coperture vaccinali e, dunque, lo stesso livello di salute e di prevenzione. È veramente difficile accettare l'attuale stato delle cose che vede una Sanità diversa da Regione a Regione, in palese contrasto col dettato della nostra Costituzione, ma lo è ancor di più in ambito vaccinale. Non ne possiamo più di una Italia vestita come un novello Arlecchino che, con le sue contraddizioni, è destinato a fare “la figura di Pulcinella”. Vogliamo un Servizio vaccinale unico, nazionale, uguale dalle Alpi a Lampedusa, perché a tutti gli abitanti del nostro Paese, ad ogni bambino, e in particolare ai più svantaggiati dal punto di vista sociale, va garantita la possibilità di avere lo stesso tipo di accesso alle cure e alla prevenzione primaria. Non è accettabile che il calendario vaccinale oggi in uso, per esempio, a Otranto sia diverso da quello di Cologno Monzese. Abbiamo bisogno (l'Italia ha bisogno) di un sistema vaccinale realmente nazionale, unico, moderno, basato sui principi di appropriatezza e di priorità. Che sia facilmente accessibile e in grado di effettuare e diffondere rapidamente valutazioni dei rischi epidemiologici e dei benefici ottenibili con le vaccinazioni. Un sistema in grado di riferire rapidamente sulle coperture effettive e sul peso reale delle reazioni avverse attribuibili ai vaccini, così che gli anti-vaccinatori non possano impunemente amplificare la paura della gente. Basta differenze regionali Non è più accettabile riscontrare differenze, a volte macroscopiche, tra le diverse organizzazioni dei servizi nelle diverse Regioni: occorre riportare tutto sotto lo scrupoloso, rapido e attento controllo di un organo tecnico nazionale, che sia garante di un standard comune che deve essere assicurato a ottimi livelli in ogni angolo del nostro Paese. È necessario che si investa non solo, come sta accadendo, nell’introduzione di nuovi costosi vaccini, ma anche (come accade meno) nella ristrutturazione “fisica” dei servizi territoriali e nella formazione continua del personale e trasversale con gli stakeholder, in modo da consentire un dialogo adeguato tra tutti, premessa indispensabile del consenso informato e di un percorso vaccinale efficiente ed efficace. Solo così pensiamo sia possibile ricostruire un rapporto di fiducia che restituisca al sistema vaccinale il consenso che gli necessita e uno stato di salute omogeneo a tutti gli abitanti del nostro Paese. Un puzzle vaccinale che produce diseguaglianze Questo stato di cose non solo produce delle autentiche mostruosità:- se un bambino nasce in Puglia (o in Basilicata, FVG, Toscana, Sicilia, Liguria, Calabria, ora anche in Veneto) riceve gratuitamente il vaccino contro la meningite da meningococco B, ma se nasce in Campania (o in Piemonte o Lombardia o tutto il resto dell'Italia) potrà fare il vaccino solo a fronte di una grossa spesa;
- l'adolescente veneto e pugliese riceve il vaccino contro il Papillomavirus anche se è maschio, il resto dei coetanei lo riceve solo se è di sesso femminile;
- solo se un bambino nasce in Veneto riceve nel secondo anno di vita il vaccino quadrivalente contro il meningococco, nel resto d'Italia riceve l'anti-meningococco C, che viene poi offerto anche a metà degli adolescenti italiani mentre l'altra metà riceve il quadrivalente: ma l'adolescente lombardo, emiliano, campano lo riceve solo pagando;
- solo la Sicilia offre gratuitamente l'anti-rotavirus. È facile che lo ricevano i bambini pugliesi: tutti gli bambini residenti nel resto d'Italia lo devono pagare;
- metà Italia offre l'anti-varicella a tutti i bambini dal tredicesimo mese, l'altra metà no.