Firmino
- 20 Gen 2009 alle 17:15:00
Firmino è l’espressione del disagio e del rischio sociale: madre crapulona ed etilista, fratelli delinquenti e dissipati, vita in un quartiere degradato, tanta fame e pochi soldi. Firmino, in questo bellissimo racconto, subisce l’effetto positivo dei buoni libri e diventa la voce di tutti quelli che considerano la lettura un prezioso cibo per l’anima: è sicuramente un grande spot pubblicitario per il progetto “Nati per Leggere”. Dimenticavo di dire che Firmino è un topo, un po’ sfigato ma ricco di fantasia e iniziativa. Comincia a cibarsi di libri per non morire di fame e un po’ alla volta diventa un “vorace” lettore e si appassiona ai Classici della Letteratura di ogni tempo, con i quali si identifica, iniziando a confondere realtà, fantasia, sogni e desideri. La sua fortuna è di vivere in una tana in una vecchia e fornitissima libreria nella Boston degli anni Sessanta, e di avere perciò a disposizione migliaia e migliaia di libri da leggere e rileggere, imparandoli a memoria. Questo racconto, a tratti triste e malinconico ma talvolta divertente ed esilarante, è stato da molti associato alle magiche atmosfere dickensiane, ha stregato in breve tempo i lettori di tutto il mondo. Il libro è stato stampato negli Stati Uniti da una piccola casa editrice no profit in appena mille copie, ma il tam tam entusiastico dei lettori (vedrete anche voi, quando lo avrete letto!) ne ha decretato un meritatissimo soggetto. Umile derelitto e ostinato Firmino, ma anche il suo scrittore, Sam Savage, all’esordio: ex professore di filosofia, meccanico di biciclette, pescatore e carpentiere, condivide con il suo personaggio questa affermazione di critica e di pubblico che dipende certamente dalla simpatia che suscita Firmino ma soprattutto dall’identificazione con il personaggio e la storia di tutti noi accaniti lettori e amanti della letteratura.
Fabrizio Fusco