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Il progetto "Nati per leggere"

  • 26 Ago 2011 alle 15:01:00
ALASSIAMENTE – LA STAMPA 26/08/2011

www.natiperleggere.it

ROSALBA MICELI

“Leggimi subito, leggimi forte / Dimmi ogni nome che apre le porte / Chiama ogni cosa, così il mondo viene / Leggimi tutto, leggimi bene / Dimmi la rosa, dammi la rima / Leggimi in prosa, leggimi prima” (filastrocca di Bruno Tognolini). La familiarità con la lettura si crea soprattutto nei primi mesi di vita. Esporre precocemente i bambini alla lettura può rappresentare una strategia di cura educativa e fornire significative occasioni per lo sviluppo affettivo e cognitivo. Recenti ricerche scientifiche dimostrano come il leggere ad alta voce, con una certa continuità, ai bambini in età prescolare abbia una positiva influenza sia dal punto di vista relazionale (è una opportunità di relazione tra il bambino e le figure significative), che cognitivo (si sviluppano più precocemente la comprensione del linguaggio e la capacità di lettura). Inoltre si rafforza nel bambino l’abitudine a leggere che si manterrà nelle età successive.

“Il bambino impara perché crede agli adulti. Il dubbio viene dopo la credenza”, sosteneva il filosofo e logico austriaco Ludwig Wittgenstein. In accordo alla teoria dell’attaccamento elaborata da John Bowlby, ai fini del processo di apprendimento, conta molto la qualità del legame con l’adulto (genitore, educatore, insegnante, terapeuta). Patricia Crittenden ha descritto alcune configurazioni di attaccamento come “configurazioni di elaborazione mentale dell’informazione” che integrano in vario grado informazioni basate sulla cognitività e sull’affettività.

L’adulto offre al bambino uno spazio mentale dove è possibile l’apprendimento e la ricerca di significato, permettendo al bimbo di decentrarsi da se stesso e dai suoi bisogni immediati. Un adulto che legge ad un bambino compie un duplice atto d’amore. Da un lato avvicina il piccolo alla lettura, dall’altro gli dedica tempo e attenzioni. La lettura ed il commento di storie, meglio se illustrate, rappresenta inoltre una opportunità a livello pedagogico, poiché la descrizione dei personaggi e delle loro azioni aiuta la coppia bambino-educatore (o bambino-terapeuta) a costruire (o ricostruire) i passaggi dalle sensazioni alle emozioni ai pensieri.

Questo è il cuore del progetto “Nati per Leggere”. Dal 1999, il progetto ha l’obiettivo di promuovere la lettura ad alta voce ai bambini di età compresa tra i 6 mesi e i 6 anni. Nati per leggere si sviluppa dall’alleanza tra bibliotecari e pediatri attraverso l’Associazione Culturale Pediatri - ACP (che riunisce tremila pediatri italiani con fini esclusivamente culturali), l’Associazione Italiana Biblioteche- AIB (che associa oltre quattromila tra bibliotecari, biblioteche, centri di documentazione, servizi di informazione operanti nei diversi ambiti della professione) e il Centro per la Salute del Bambino - ONLUS - CSB, che ha come fini statutari attività di formazione, ricerca e solidarietà per l'infanzia. Il progetto è attivo su tutto il territorio nazionale con circa 400 progetti locali che coinvolgono 1195 comuni italiani. I progetti locali sono promossi da bibliotecari, pediatri, educatori, enti pubblici, associazioni culturali e di volontariato.

I pediatri sensibilizzano i genitori sull’importanza della lettura ad alta voce e distribuiscono materiale divulgativo in cui le famiglie trovano consigli di lettura per bambini dagli 0 ai 6 anni ed indirizzi di biblioteche in cui trovare libri adatti alla fascia d’età 0-6 anni. Al bambino viene donato un libro che vuole essere il primo stimolo per la costruzione di una piccola biblioteca personale. I bibliotecari creano spazi in cui i genitori con bambini piccoli possono incontrarsi e organizzano letture animate, laboratori di lettura dedicati ai bambini e ai genitori.


Se è vero che la lettura concorre in modo determinante alla sviluppo delle competenze linguistiche, all’attivazione delle capacità organizzative ed espressive del pensiero, leggere è anche uno strumento di democrazia e di pari opportunità formative. Don Milani sosteneva che chi conosce duemila parole opprimerà sempre chi ne conosce duecento e si rivolgeva ad i suoi allievi con uno slogan: è solo la lingua che ci rende uguali. Uguale è chi sa esprimersi e intendere l’espressione altrui. (Da “Lettera ad una professoressa”). Già i dati ISTAT del 2006 avevano messo in evidenza una stretta correlazione tra genitori lettori-narratori e l’amore per la lettura dei figli. I bambini e ragazzi che vivono in famiglie dove ci sono più di 200 libri hanno 3,5 possibilità in più di essere a loro volta lettori. Chi vive in una famiglia dove entrambi i genitori leggono ha 2,8 probabilità in più di essere lettore. Relativamente alla situazione italiana, i ragazzi che possono usufruire in casa di una pur modesta biblioteca - almeno 50 libri - registrano performance scolastiche di 15 punti superiori rispetto a quelle dei loro coetanei che vivono in una casa carente di libri o in una regione con biblioteche o librerie scarsamente dotate o assenti dal territorio: i primi avranno maggiori possibilità di conseguire un titolo di studio più elevato, opportunità migliori di inserimento nel mondo del lavoro, ed in ultima analisi, redditi più elevati. Solo chi è “educato a leggere” continuerà a sentire il bisogno di farlo per il resto della vita e quindi a continuare ad auto-educarsi, in un processo di educazione permanente, indispensabile per mantenere aggiornate, efficienti e flessibili le proprie conoscenze, informarsi ed interpretare i complessi segnali che provengono dal mondo esterno.
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