Report Oms. "Mamme bambine": nel mondo 7,3 mln l'anno e 70.000 muoiono per complicazioni
- 12 Nov 2013 alle 08:31:20
Lo rilevano i dati dell'Onu nel rapporto “Madri bambine. Affrontare il dramma delle gravidanze tra adolescenti”. Che sottolinea come il fenomeno sia diffuso anche nei paesi più sviluppati, dove ogni anno 680.000 bambini nascono da madri adolescenti. Due milioni di queste mamme hanno meno di 15 anni.
02 NOV [QuotidianoSanità]- Nel mondo, ogni anno, 7,3 milioni di adolescenti diventano mamme, 2 milioni hanno meno di 15 anni. E se le tendenze attuali proseguiranno, il numero di nascite da ragazze sotto i 15 anni potrebbe salire a 3 milioni l’anno nel 2030. Ogni giorno nei Pvs partoriscono 20.000 ragazze al di sotto dei 18 anni e 70.000 adolescenti muoiono ogni anno per complicazioni durante la gravidanza e il parto.
I dati arrivano dal Rapporto “Madri bambine. Affrontare il dramma delle gravidanze tra adolescenti”, elaborato sulla base dei dati contenuti nel Rapporto sullo stato della popolazione nel mondo 2013 dell’UNFPA, Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione, in collaborazione con AIDOS - Associazione donne per lo sviluppo, che cura l’edizione italiana. Che sottolinea come quello delle mamme adolescenti sia un fenomeno ampiamente diffuso anche nei Paesi più sviluppati.
“Gli/le adolescenti costituiscono circa il 18 per cento della popolazione mondiale. Di questi l’88 per cento vive nei Paesi in via di sviluppo (Pvs) e ben il 95 per cento delle nascite adolescenziali si verificano in queste aree e nove su dieci nell’ambito del matrimonio. Nei paesi maggiormente sviluppati, avvengono 680.000 nascite da madri adolescenti ogni anno. Quasi la metà di queste si verificano negli Stati Uniti”, ha spiegato infatti Giulia Vallese, rappresentante dell’UNFPA in Nepal, riassumendo il contenuto del Rapporto.
Quest’ultimo, in particolare, si concentra sull’impatto che le gravidanze precoci (e i matrimoni spesso forzati per le minorenni) hanno sulla salute, sull’istruzione, sulla produttività, ma soprattutto sulla vita delle giovani donne in tutto il mondo. “Ogni gravidanza adolescenziale comporta grandi rischi, mette in pericolo la salute. Ha delle conseguenze psicologiche, fisiche (fistola) e molto spesso costringe le giovani a lasciare la scuola. Una ragazza senza istruzione è una ragazza che non ha le competenze necessarie per trovare un lavoro, costruire un futuro per sé e per la sua famiglia e contribuire allo sviluppo del suo paese”, ha spiegato ancora Vallese.
Ciò che serve, e il rapporto lo sottolinea, è un approccio ecologico che tenga conto della complessità e dell’interrelazione tra fenomeni. “Il lavoro sugli Obiettivi di sviluppo del millennio ha permesso di diffondere la comunicazione su questi temi ad un pubblico più ampio - ha affermato il viceministro degli Esteri Lapo Pistelli - Ma non basta focalizzarsi su questi, bisogna comprendere che ogni obiettivo nutre gli altri, poiché la forza di una nuova politica post 2015 è lavorare ad un approccio olistico”.
“Anche se sono molte le organizzazioni che si impegnano per l'infanzia, pochissimi programmi cercano di far fronte ai bisogni delle adolescenti e, soprattutto, di quelle più povere tra i 10 e i 14 anni”, ha sottolineato Daniela Colombo, presidente di AIDOS. “Queste bambine nascono e continuano a crescere ‘invisibili’, sotto il peso di responsabilità che le fanno diventare adulte troppo presto, cancellando i loro sogni e le loro aspirazioni”.
Infatti, ha spiegato Colombo, “queste bambine e adolescenti vivono già lontane dalla loro famiglia, non vanno più a scuola, lavorano come domestiche per famiglie poco più benestanti della loro, spesso solo in cambio di vitto e alloggio. Per il lavoro si trasferiscono in città, perdendo la rete di relazioni familiari e amicali di supporto su cui potevano contare al villaggio e ritrovandosi sole, spesso senza documenti di identità e senza alcuna protezione sociale e/o sanitaria. Quando sono sposate, raramente il loro matrimonio è stato un matrimonio d'amore. Sono le famiglie che scelgono il marito, la ragazza viene ceduta in cambio del ‘prezzo della sposa’ o ‘dote’. Nella regione Amhara in Etiopia, il 95 per cento delle ragazze intervistate per una ricerca condotta da Population Council non conosceva il marito prima di sposarsi, l'87 per cento di loro non era stata nemmeno avvertita dell'imminente matrimonio, né era stata chiesto il suo consenso”.
Nonostante l’età media al momento delle nozze tenda ovunque ad innalzarsi, secondo le stime dell’Aidos nei paesi in via di sviluppo circa 100 milioni di adolescenti nel prossimo decennio saranno costrette a sposarsi prima di aver compiuto i 18 anni. “La violenza, da parte del marito, della suocera, dei datori di lavoro, degli uomini in genere, è spesso un tratto caratteristico della vita di queste spose bambine, che loro finiscono per accettare perché ignare dei propri diritti e totalmente prive di attenzione da parte delle istituzioni”, aggiunge Colombo, sottolineando che “tra queste adolescenti e giovani donne, tra l’altro, che il virus dell’Hiv si diffonde più rapidamente. Per le ragazze, soprattutto quando sono sposate, è molto difficile se non impossibile pretendere che il marito o il partner usino un preservativo. E i preservativi femminili, che potrebbero permettere loro di proteggersi da infezioni a trasmissione sessuale e dall'Aids, sono ancora poco diffusi e costosi”, ha concluso Colombo, ribadendo la necessità di un impegno congiunto in aiuto di queste ragazze.
02 novembre 2013 © Riproduzione riservata