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Un Autore che preferiva essere letto alla notorietà

  • 02 Mag 2011 alle 12:59:00

David Caley
Conversazioni con Ivan Illich.
Un archeologo della modernità
Elèuthera ed, 2008
pp. 220, euro 18


È stato descritto come antropologo, teologo, storico, sociologo, linguista, filosofo. In realtà il pensiero di Ivan Illich sfugge a ogni tentativo di classificazione: “Una volta che il pensiero diventa una percezione monoculare della realtà, è morto”, così diceva. Prete gesuita come formazione e per impegno civile, Illich ha sempre rifuggito la notorietà offerta da un microfono: “Lasciamo che la gente mi legga. Non desidero affatto raggiungere chiunque”. Ecco perché è raro incontrare l’Autore al di fuori dei suoi scritti.
David Caley, intimo amico, ci riesce con un’intervista raccolta in più anni dove l’antropologo racconta le riflessioni alla base dei suoi numerosi saggi tra cui: Nemesi medica, La convivialità, Descolarizzare la società, Per una storia dei bisogni.
Non solo, in questa intervista Ivan Illich racconta alcune delle sue esperienze di vita come la fondazione del Centro di Documentazione Interculturale di Cuernavaca, l’incredibile incontro con Helder Camara tra i poveri di Recife, la sua partecipazione come teologo al Concilio Vaticano II con il suo rifiuto a continuare i lavori in quanto fu negata l’approvazione teologica a un documento sulla condanna alle armi atomiche in quanto politicamente inopportuna in quel momento storico e, infine, imputato dall’Inquisizione per poi essere assolto. Sempre attento ai bisogni autentici dell’uomo, Illich ha esaminato e criticato con penetrante attenzione il contesto storico moderno in cui viviamo.
La sua mente estremamente aperta a ogni meditazione (“una bella passeggiata su e giù lungo i chiostri della mente”), nemica di ogni sterile specializzazione e aperta a molteplici influssi culturali, ha generato osservazioni originali e molto efficaci nella lettura della nostra realtà, di assoluto valore ancora oggi. Peccato che l’editoria italiana sia poco attenta nella riedizione dei suoi scritti, mentre i suoi libri sono facilmente reperibili in lingua inglese o spagnola, gratuitamente anche sul web.
Nel saggio Nella vigna del testo. Per una etologia della lettura, Illich scrive che i titoli dei libri sono etichette, mentre l’incipit invece è come un accordo, un refrain che ricorre come motivo per tutta la melodia. Eccovi allora l’incipit di Nemesi medica, saggio scritto all’inizio degli anni ’70: “La corporazione medica è una grande minaccia per la salute”. Dobbiamo leggere Ivan Illich. Le conversazioni con l’amico Caley sono un buon inizio.
Costantino Panza

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