Lo spirito della parola
- 20 Gen 2009 alle 17:21:00

Raimon Panikkar
Lo spirito della parola
Bollati Boringhieri, 2007
pp. 168, euro 10
La nostra vita e la nostra professione sono basate sulla parola parlata, scritta, ascoltata o pensata. Parola utilizzata, conosciuta, sfruttata ma, forse, mai riconosciuta pienamente. Raimond Panikkar è considerato uno dei più importanti pensatori contemporanei e in questi quattro brevi saggi rivolge il suo pensiero sulla “parola”, non spiegandone l’origine o il significato, ma inquadrandola come essenza, vera e propria materia organica. Nato da madre spagnola e padre indiano, Panikkar ha sempre vissuto in armonia la religione cattolica e indù dei genitori. Sacerdote cattolico, teologo, filosofo e profondo conoscitore delle religioni orientali, l’autore ci introduce con quattro saggi ad alcune riflessioni sulla parola. Eccone alcune. Se il termine è definito da un segno, la parola è invece un simbolo che vive di vita propria. Un simbolo polisemico e polivalente, né soggettivo né puramente oggettivo, e che può significare cose differenti per differenti persone pur all’interno di un’unità. Ogni parola è un microcosmo – dice Panikkar – e porta con sé un universo che si libera rivelandosi come contenuto.
La parola è la struttura ultima della realtà ed esiste solo quando c’è chi la ascolta. Il concetto offre uno scambio di informazioni, appartiene al mondo della scienza. Mentre un concetto definisce, incornicia e delimita una descrizione, in altre parole dimostra, la parola invece mostra. La parola è narrazione, è un atto creativo di una nuova realtà, e il linguaggio della parola è più di uno strumento di comunicazione, è una forma di comunione umana. Il linguaggio dei concetti è quello della scienza, arte della terminologia precisa. Mentre la scienza non ha bisogno di parole ma solo di segni, il linguaggio delle parole è intimo della relazione, vera materia organica. Infatti le cose, come ha intuito il buddhismo, sono relazioni. La parola è “parola viva” solo quando abbraccia la cosa e gli interlocutori che in essa si relazionano. Questi sono solo alcuni spunti anche per una nostra riflessione sulla professione medica, in eterno equilibrio tra scienza e medicina narrativa, discipline che necessitano spesso di linguaggi e vocabolari ben differenti tra loro, ma anche di un diverso modo di relazionarsi con l’altro.
Un libro piccolo ma ricco della meditazione e del pensiero dell’autore che infine ci introduce alla spiritualità della parola, mo mento inseparabile della natura umana. Imperdibile la postfazione di
Giuseppe Jisō Forzani, breve quinto saggio che conclude il libro.
La parola è la struttura ultima della realtà ed esiste solo quando c’è chi la ascolta. Il concetto offre uno scambio di informazioni, appartiene al mondo della scienza. Mentre un concetto definisce, incornicia e delimita una descrizione, in altre parole dimostra, la parola invece mostra. La parola è narrazione, è un atto creativo di una nuova realtà, e il linguaggio della parola è più di uno strumento di comunicazione, è una forma di comunione umana. Il linguaggio dei concetti è quello della scienza, arte della terminologia precisa. Mentre la scienza non ha bisogno di parole ma solo di segni, il linguaggio delle parole è intimo della relazione, vera materia organica. Infatti le cose, come ha intuito il buddhismo, sono relazioni. La parola è “parola viva” solo quando abbraccia la cosa e gli interlocutori che in essa si relazionano. Questi sono solo alcuni spunti anche per una nostra riflessione sulla professione medica, in eterno equilibrio tra scienza e medicina narrativa, discipline che necessitano spesso di linguaggi e vocabolari ben differenti tra loro, ma anche di un diverso modo di relazionarsi con l’altro.
Un libro piccolo ma ricco della meditazione e del pensiero dell’autore che infine ci introduce alla spiritualità della parola, mo mento inseparabile della natura umana. Imperdibile la postfazione di
Giuseppe Jisō Forzani, breve quinto saggio che conclude il libro.
Costantino Panza