Bambini e adolescenti fra le dieci storie di Longo
- 06 Set 2008 alle 08:33:00

Dieci
Fabula, Adelphi 2007
pp. 144, euro 15
Dieci, come i comandamenti. Letteralmente.
Dieci storie, nude e crude, dai bassi napoletani, scritte da questo talentuoso e geniale scrittore-pizzaiolo ischitano, ultima scoperta di Roberto Calasso, alias Adelphi, mitica collana italiana di bellissimi libri. Personalità complessa, Longo: scrittore, regista, scenografo, maestro di scacchi e appunto pizzaiolo a tempo perso.
La sua prosa è secca, senza fronzoli o parole inutili. Del resto, per scrivere di Napoli oggi, della camorra, della “monnezza” e del degrado umano e sociale, meglio volare basso basso.
Ma torniamo ad Andrej Longo e alla Napoli di “Dieci”.
Alcune delle sue storie riguardano bambini e adolescenti.
In “Non uccidere” ci sono il bambino e il suo papà al luna park, che giocano felici insieme: peccato che il papà sia un killer della camorra, che attende di essere ucciso a sua volta da un momento all’altro. In “Non commettere atti impuri” c’è la ragazzina che cova un segreto troppo grosso per lei e solo al suo gatto di pezza – chiamato, guardacaso, Monnezza – confessa la violenza subita da un adulto, dal padre e poi, risoluta, va dalla “mammana” ad abortire.
“Dieci” si legge d’un fiato, è un libro bellissimo e tragico. Attualissimo perché parla di Napoli, dei suoi problemi e della sua varia umanità.
Dieci storie, nude e crude, dai bassi napoletani, scritte da questo talentuoso e geniale scrittore-pizzaiolo ischitano, ultima scoperta di Roberto Calasso, alias Adelphi, mitica collana italiana di bellissimi libri. Personalità complessa, Longo: scrittore, regista, scenografo, maestro di scacchi e appunto pizzaiolo a tempo perso.
La sua prosa è secca, senza fronzoli o parole inutili. Del resto, per scrivere di Napoli oggi, della camorra, della “monnezza” e del degrado umano e sociale, meglio volare basso basso.
Ma torniamo ad Andrej Longo e alla Napoli di “Dieci”.
Alcune delle sue storie riguardano bambini e adolescenti.
In “Non uccidere” ci sono il bambino e il suo papà al luna park, che giocano felici insieme: peccato che il papà sia un killer della camorra, che attende di essere ucciso a sua volta da un momento all’altro. In “Non commettere atti impuri” c’è la ragazzina che cova un segreto troppo grosso per lei e solo al suo gatto di pezza – chiamato, guardacaso, Monnezza – confessa la violenza subita da un adulto, dal padre e poi, risoluta, va dalla “mammana” ad abortire.
“Dieci” si legge d’un fiato, è un libro bellissimo e tragico. Attualissimo perché parla di Napoli, dei suoi problemi e della sua varia umanità.
Fabrizio Fusco