Attaccamento e sviluppo psicologico
- 23 Apr 2008 alle 09:57:00

Attaccamento e costruzione evoluzionistica della mente. Normalità, patologia, terapia
Raffaello Cortina
Editore, 2007
pp. 427, euro 29
Questo libro, acquistato al Congresso Nazionale ACP di Trani dopo aver ascoltato l’intervento di Grazia Attili, si è rivelato una sorpresa. Nel nostro percorso professionale leggiamo tanto e spesso, ci interessiamo di argomenti che ci coinvolgono anche dal punto di vista umano.
Si legge in maniera a volte disordinata e onnivora, imbattendosi spesso in teorie o spunti interessanti. Questo però è un libro che apre scenari diversi, direi rivoluzionari, rispetto alla grande massa di letteratura sulla psicologia infantile e sulla genitorialità, lungo le strade ben tracciate della psicanalisi infantile, da Anna Freud alla Klein, a Winnicott.
L’Autrice, professore ordinario di Psicologia sociale all’Università “La Sapienza” di Roma, in questo testo, che è un vero e proprio trattato, porta a riconsiderare lo sviluppo psicologico normale e l’origine della psicopatologia da un nuovo punto di vista. Nella prima parte dell’opera viene spiegata l’origine della “teoria dell’attaccamento”, frutto delle osservazioni di Bowlby, psicologo inglese allievo della Klein, che poi entrò in contrasto con la psicanalisi. Egli, osservando i ragazzi disadattati e raccogliendo le loro storie familiari, intuì che la deprivazione di cure materne in età infantile poteva determinare l’incapacità di creare relazioni positive in età successive e che il modo di rapportarsi con la realtà e di instaurare delle relazioni si impara dalla “figura di attaccamento” (la madre, insomma). Avviò un progetto di ricerca presso la Tavistock Clinic, di cui era vicedirettore, sugli effetti della separazione dalla madre sulla personalità, osservando i bambini ospedalizzati. Gli studi di etologia sull’attaccamento nell’animale (Lorenz, Hinde, Harlow) gli offrirono importanti informazioni sull’imprinting e la necessità del cucciolo di mantenere un contatto stretto con la madre per potersi garantire la sopravvivenza.
Nella seconda parte del volume vengono presentati i diversi strumenti per la valutazione dell’attaccamento nell’età infantile (Strange situation), prescolare (Preschool assessment of attachment; Il Disegno della Famiglia), scolare (Separation anxiety test) e adulta (Adult attachment interview). Vengono inol tre analizzate le varie modalità di attaccamento e le caratteristiche di personalità che ne conseguono e in base a cui si strutturano i rapporti di coppia e le relazioni familiari. L’ultima parte tratta di psicoterapia e delle possibilità di “modificare e ripristinare quei sistemi cognitivi resi carenti dalle prime esperienze affettive e portare a una nuova regolazione delle emozioni”: lo psicoterapeuta si pone come la base sicura, mancata nella prima infanzia. Una trattazione chiara e coinvolgente: alla fine ci si ritrova con tante domande e con la sensazione che questa sia una strada da percorrere, con un’importante potenzialità preventiva.
Si legge in maniera a volte disordinata e onnivora, imbattendosi spesso in teorie o spunti interessanti. Questo però è un libro che apre scenari diversi, direi rivoluzionari, rispetto alla grande massa di letteratura sulla psicologia infantile e sulla genitorialità, lungo le strade ben tracciate della psicanalisi infantile, da Anna Freud alla Klein, a Winnicott.
L’Autrice, professore ordinario di Psicologia sociale all’Università “La Sapienza” di Roma, in questo testo, che è un vero e proprio trattato, porta a riconsiderare lo sviluppo psicologico normale e l’origine della psicopatologia da un nuovo punto di vista. Nella prima parte dell’opera viene spiegata l’origine della “teoria dell’attaccamento”, frutto delle osservazioni di Bowlby, psicologo inglese allievo della Klein, che poi entrò in contrasto con la psicanalisi. Egli, osservando i ragazzi disadattati e raccogliendo le loro storie familiari, intuì che la deprivazione di cure materne in età infantile poteva determinare l’incapacità di creare relazioni positive in età successive e che il modo di rapportarsi con la realtà e di instaurare delle relazioni si impara dalla “figura di attaccamento” (la madre, insomma). Avviò un progetto di ricerca presso la Tavistock Clinic, di cui era vicedirettore, sugli effetti della separazione dalla madre sulla personalità, osservando i bambini ospedalizzati. Gli studi di etologia sull’attaccamento nell’animale (Lorenz, Hinde, Harlow) gli offrirono importanti informazioni sull’imprinting e la necessità del cucciolo di mantenere un contatto stretto con la madre per potersi garantire la sopravvivenza.
Nella seconda parte del volume vengono presentati i diversi strumenti per la valutazione dell’attaccamento nell’età infantile (Strange situation), prescolare (Preschool assessment of attachment; Il Disegno della Famiglia), scolare (Separation anxiety test) e adulta (Adult attachment interview). Vengono inol tre analizzate le varie modalità di attaccamento e le caratteristiche di personalità che ne conseguono e in base a cui si strutturano i rapporti di coppia e le relazioni familiari. L’ultima parte tratta di psicoterapia e delle possibilità di “modificare e ripristinare quei sistemi cognitivi resi carenti dalle prime esperienze affettive e portare a una nuova regolazione delle emozioni”: lo psicoterapeuta si pone come la base sicura, mancata nella prima infanzia. Una trattazione chiara e coinvolgente: alla fine ci si ritrova con tante domande e con la sensazione che questa sia una strada da percorrere, con un’importante potenzialità preventiva.
Letizia Rabbone